
La Corte d’Assise di Bologna ha emesso una sentenza di condanna all’ergastolo nei confronti di Giampaolo Amato, ex medico della Virtus, per il duplice omicidio della moglie, Isabella Linsalata, e della suocera, Giulia Tateo. La sentenza, presieduta dal giudice Pier Luigi Di Bari, è arrivata dopo un lungo processo in cui Amato è stato ritenuto colpevole di aver orchestrato e portato a termine i delitti tra settembre e ottobre 2021.
Isabella Linsalata, ginecologa di 62 anni, è stata trovata senza vita tra il 30 e il 31 ottobre 2021, mentre la madre, Giulia Tateo, 87 anni, era deceduta appena tre settimane prima, il 9 ottobre. Secondo quanto emerso dalle indagini, Amato avrebbe ucciso le due donne utilizzando un mix di farmaci, somministrato lentamente e con premeditazione.
Il caso ha sconvolto l’opinione pubblica non solo per la brutalità dei fatti, ma anche per la figura di Amato, che fino a quel momento godeva di una buona reputazione come medico sportivo e professionista. Le autorità hanno ricostruito gli eventi attraverso una serie di prove che hanno rivelato un piano meticoloso per mettere fine alle vite della moglie e della suocera, entrambe ignare delle intenzioni di colui che doveva prendersi cura di loro.
Durante il processo, l’accusa ha dimostrato come Amato avesse pianificato i delitti per eliminare la moglie e la suocera, avvelenandole con dosi crescenti di farmaci letali. La Corte ha accolto pienamente le tesi dell’accusa, condannando l’ex medico al massimo della pena prevista per omicidio premeditato.
La vicenda ha suscitato profondo sconcerto anche all’interno della comunità medica e sportiva, che conosceva Amato per la sua lunga carriera e il suo ruolo di rilievo come medico della Virtus Bologna. La sentenza rappresenta la conclusione di un caso giudiziario drammatico, che ha colpito non solo la famiglia delle vittime, ma anche l’intera città di Bologna.