
Il caso Unifil, con gli attacchi dell’esercito israeliani ai soldati impegnati sul territorio nelle missioni di pace, sembra aver scavato un solco fra Israele e una parte dei Paesi occidentali. In un’intervista rilasciata a Le Figaro, il primo ministro israeliano Netanyahu ha espresso critiche nei confronti dell’Unifil (United Nations Interim Force in Lebanon), accusandola di non essere riuscita a fermare Hezbollah lungo il confine tra Libano e Israele.
Netanyahu ha sottolineato come, in quasi vent’anni, nonostante il mandato delle Nazioni Unite, la presenza dell’UNifil non abbia impedito a Hezbollah di armarsi. “In quasi vent’anni, quanti missili Hezbollah ha fermato l’Unifil? Zero, ahimè!” ha dichiarato il Premier israeliano, lamentando il mancato rispetto della Risoluzione 1701, che avrebbe dovuto impedire la presenza di armi nel sud del Libano, a eccezione di quelle dell’esercito libanese.
Il premier ha inoltre denunciato la scoperta di numerosi tunnel e nascondigli di armi moderne utilizzati dall’organizzazione sciita, nonostante la presenza della forza di interposizione delle Nazioni Unite. “Hezbollah si nasconde spesso dietro le postazioni dell’Unifil per lanciare missili contro di noi”, ha aggiunto, accusando indirettamente l’inefficienza dell’operato internazionale.

L’attacco israeliano contro l’Iran e l’asse del terrore
Netanyahu ha anche affrontato la questione delle operazioni militari di Israele contro le forze sostenute dall’Iran, definendola una battaglia non solo per la sicurezza israeliana, ma per la difesa dei valori occidentali. “È la nostra civiltà comune che stiamo difendendo nella guerra su sette fronti che stiamo conducendo contro l’asse del terrore iraniano“, ha affermato, indicando chiaramente come il conflitto con Hezbollah e Hamas faccia parte di un quadro più ampio, che coinvolge anche il regime iraniano e i suoi alleati nella regione.
La risposta alle accuse della Corte Penale Internazionale
Rispondendo alle accuse mosse contro di lui dalla Corte Penale Internazionale dell’Aia per crimini di guerra, Netanyahu ha difeso le azioni di Israele, che ha definito “legittime e volte a proteggere i civili“. Ha negato categoricamente le accuse di aver affamato Gaza come arma di guerra, affermando che “abbiamo autorizzato 40.000 camion a passare per Gaza, trasportando 800.000 tonnellate di cibo”. Il premier israeliano ha poi accusato Hamas di usare i civili palestinesi come scudi umani e di massimizzare le vittime per fini propagandistici. “Per noi israeliani, ogni morte di civili è una tragedia; per Hamas, è una strategia”.

Un futuro accordo con l’Arabia Saudita
Tra i vari temi trattati, il leader israeliano ha espresso ottimismo riguardo a un possibile accordo con l’Arabia Saudita, che, secondo lui, potrebbe rappresentare un “favoloso salto economico per la regione”. Questa prospettiva di pace e cooperazione economica tra Israele e i Paesi Arabi potrebbe cambiare gli equilibri del Medio Oriente, riducendo il rischio di conflitti armati.
La critica alla Francia e all’embargo sulle armi
Netanyahu ha poi risposto alle dichiarazioni di Macron, che l’11 ottobre ha chiesto un embargo internazionale sulle armi utilizzate da Israele a Gaza e in Libano. “Trovo questa richiesta vergognosa“, ha detto il Premier israeliano. “Israele ritiene che i suoi amici in Europa, come la Francia, debbano essere al suo fianco” nella lotta contro il terrorismo. Netanyahu ha inoltre accusato l’Iran di rifornire i suoi alleati nel Medio Oriente di armi, mentre l’Occidente si preoccupa di limitare le forniture a Israele.
L’intervista di Netanyahu ha toccato anche altri temi, tra cui il suo rifiuto della soluzione a due Stati e la necessità di mantenere il controllo della sicurezza nel territorio tra il Mar Mediterraneo e il fiume Giordano. Ma sono state soprattutto le sue parole sull’inefficacia dell’Unifil e sulla necessità di contrastare Hezbollah a riflettere le preoccupazioni immediate del governo israeliano sulla sicurezza dei suoi confini settentrionali.