Gli attacchi dell’esercito israeliano contro le postazioni dell’Unifil in Libano hanno sollevato un dibattito sull’efficacia della missione di pace delle Nazioni Unite e sul ruolo del contingente italiano nella regione. Secondo un’indagine condotta dall’Istituto Noto Sondaggi per Repubblica, le recenti tensioni in Libano hanno influenzato profondamente l’opinione pubblica italiana. Circa il 53% degli intervistati ritiene che il governo dovrebbe ritirare le truppe italiane se gli attacchi israeliani continuassero a colpire i caschi blu.
In aggiunta, il comportamento ostile dell’IDF nei confronti dell’Unifil ha portato a un forte consenso tra la popolazione: il 61% degli italiani pensa che l’Italia non debba più inviare armi a Israele.
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L’indagine mostra un’opinione pubblica con posizioni apparentemente contraddittorie: sebbene il 44% degli italiani approvi la scelta dei militari di non rispondere al fuoco, solo il 33% sostiene una reazione immediata. Inoltre, il 58% degli intervistati si oppone alla richiesta di Israele di ritirare le forze dell’Unifil, considerandola una resa ai nemici e una violazione degli obiettivi stabiliti dalla Risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Questa posizione è condivisa trasversalmente da elettorati di diverse forze politiche. D’altro canto l’alternativa, condivisa dal 19% degli italiani, sarebbe consentire una recrudescenza degli scontri fra Israele e Hezbollah e l’abbandono di fatto degli obiettivi delle forze di pace.
Il quadro emergente dell’opinione pubblica italiana evidenzia un supporto per le missioni di peace-keeping, una forte attenzione alla sicurezza delle forze italiane e una difesa della legittimità delle Nazioni Unite come istituzione multilaterale. Si delinea quindi una netta distinzione tra la solidarietà verso Israele e il consenso per le sue azioni militari, indicando un desiderio di mantenere un equilibrio fra sostegno alla pace e attenzione ai diritti umani e alla sicurezza dei soldati italiani.