
Il Consiglio dei Ministri ha dato il via libera a un decreto legge riguardante i migranti. Questo provvedimento prevede che l’elenco dei Paesi considerati sicuri per i rimpatri diventi norma primaria, superando la pianificazione secondaria attuale, che è stabilita da un decreto congiunto del ministro degli Esteri e dei ministeri dell’Interno e della Giustizia, e che veniva aggiornato annualmente.
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La riunione si è tenuta nel pomeriggio a Palazzo Chigi e il decreto su cui il governo sta lavorando da qualche giorno nasce in risposta a una sentenza del Tribunale di Roma che ha messo in discussione il “modello Albania”, creando incertezze nelle politiche di accoglienza promosse da Giorgia Meloni. In sostanza, il Consiglio dei Ministri ha approvato il dl sui Paesi sicuri, con l’intento di rendere più solidi gli hotspot in Albania. Tale misura prevede il trasferimento dell’elenco dei 22 Paesi ritenuti sicuri, attualmente contenuti in un decreto interministeriale, a un decreto specifico, con l’obiettivo di fortificare la sua validità legale. Il numero di nazioni sicure è stato ridotto a 19.
I 19 Paesi sono stati individuati secondo i criteri stabiliti dalla normativa europea (art. 2bis del decreto legislativo 25/2008) e dai riscontri rinvenibili dalle fonti di informazione fornite dalle organizzazioni internazionali competenti e sono: Albania; Algeria; Bangladesh; Bosnia-Erzegovina; Capo Verde; Costa d’Avorio; Egitto; Gambia; Georgia; Ghana; Kosovo; Macedonia del Nord; Marocco; Montenegro; Perù; Senegal; Serbia; Sri Lanka; Tunisia.
Durante la conferenza stampa che ha seguito l’approvazione, il Ministro della Giustizia Carlo Nordio ha commentato: “Siamo giunti a questo punto a causa di una sentenza della Corte di giustizia europea che è stata fraintesa. In altre parole, questa sentenza non solo ribadisce che spetta agli Stati identificare quali siano i Paesi sicuri, ma stabilisce anche delle condizioni qualora un giudice intendesse considerare un Paese diverso da quello stabilito come non sicuro per alcune persone. Il cuore di questa sentenza è che, quando un giudice si esprime, deve fornire motivazioni chiare e complete sul perché un determinato individuo non possa considerare sicuro quel Paese specifico. Nelle motivazioni dei decreti che sono attualmente al centro del dibattito, questa chiarezza sembra mancare”, ha dichiarato Nordio. Ha inoltre aggiunto: “In aggiunta, queste persone hanno una cittadinanza incerta, quindi la valutazione della sicurezza o meno del loro Paese d’origine è lasciata all’arbitrio individuale di ciascuno di loro”.