
Hashem Safieddine, capo del Consiglio esecutivo di Hezbollah e successore designato di Hassan Nasrallah alla guida del movimento sciita, è stato ucciso circa tre settimane fa durante un attacco al quartier generale dell’intelligence di Hezbollah nel sobborgo di Dahieh, a Beirut. L’annuncio è stato dato dalle Forze di difesa israeliane (Idf), che hanno confermato anche la morte di Ali Hussein Hazima, comandante dell’intelligence del gruppo.
In una nota ufficiale, le Idf hanno dichiarato che Safieddine era membro del Consiglio della Shura, l’organo politico e militare più importante di Hezbollah, e aveva un’influenza significativa sul processo decisionale del movimento. Durante i periodi in cui Nasrallah era assente dal Libano, Safieddine aveva ricoperto il ruolo di Segretario generale del gruppo, gestendo anche attacchi terroristici contro Israele.
Nell’attacco, secondo le Idf, erano presenti oltre 25 membri della divisione di intelligence di Hezbollah, tra cui diversi alti comandanti. La morte di Safieddine, che non era più stato contattato dopo l’attacco, è stata confermata solo oggi dalle autorità israeliane. Tuttavia, Hezbollah non ha ancora rilasciato alcuna dichiarazione ufficiale sulla vicenda.
Safieddine, 59 anni, era considerato una delle figure più influenti all’interno di Hezbollah, pur mantenendo un profilo pubblico discreto. Gestiva l’amministrazione finanziaria e organizzativa del gruppo, mentre Nasrallah si concentrava sulla leadership strategica e politica. I suoi legami con Teheran erano profondi, avendo studiato a Qom, in Iran, centro nevralgico dell’istruzione religiosa sciita, e si erano ulteriormente rafforzati con il matrimonio di suo figlio Rida con Zainab Soleimani, figlia del generale iraniano Qassem Soleimani, ucciso dagli Stati Uniti nel 2020.