Una disumana ferocia ha messo fine alla vita di Celeste Palmieri, ma un’insperata umanità l’ha accompagnata nei suoi ultimi istanti. Celeste è stata uccisa venerdì scorso nel parcheggio di un market a San Severo dal marito, Mario Furio. Tuttavia, se conosciamo ogni dettaglio dell’orribile crimine, la figura dell’uomo che le ha dato conforto negli ultimi momenti è rimasta in ombra fino ad oggi. Si tratta di Francesco De Gregorio, un agente di polizia di 33 anni, sposato e padre di una bambina di due anni.
Francesco si trovava nei pressi del luogo del delitto, impegnato in una corsa di allenamento, quando ha sentito il primo sparo. “Mi sono messo a correre, poi ho sentito il secondo”, racconta. Arrivato al parcheggio, ha visto Celeste riversa a terra. “L’ho chiamata: ‘signora, signora’. Aveva gli occhi chiusi e una ferita alla gola”, spiega con voce spezzata. A quel punto, l’agente si è sdraiato vicino a lei, tentando in qualche modo di alleviare la sua sofferenza.
Francesco non ha mai lasciato la mano di Celeste
Non c’era spazio per parole, ma Francesco non ha mai lasciato la mano di Celeste: “Le ho stretto la mano destra, ha riaperto gli occhi e muoveva le palpebre per darmi cenni di presenza”. Un gesto semplice, ma carico di significato. In quei momenti drammatici, l’agente doveva anche occuparsi di tenere lontani i curiosi, senza mai lasciare quella mano. “Tutto in pochi istanti, in cui ho compreso il vero valore della vita”, dice.
Quando finalmente è arrivata l’ambulanza, Celeste è stata caricata a bordo. Solo in quel momento Francesco ha lasciato andare la sua mano. “Ero troppo preso dal cercare di tenerla in vita per comprendere subito la gravità della situazione, poi ho capito che era stato il marito a ridurla così”, racconta. Un evento che ha segnato profondamente il giovane agente, che confessa di aver vissuto la perdita di sua madre, ma non in modo così traumatico.
Francesco, che si definisce credente ma non praticante, ha sentito che quell’esperienza ha cambiato il senso della sua vita e della sua fede. “Con Celeste è stato come se mi stesse confidando i suoi pensieri, anche senza parlare”. Il poliziotto riconosce che l’evento ha avuto un forte impatto anche sulla sua famiglia: “Quando sono tornato a casa, mia moglie mi si è gettata al collo e abbiamo pianto insieme. Avevo bisogno anche io di quel momento, perché ripudio ogni forma di violenza”.
L’appello a chi subisce violenza
Francesco De Gregorio non si considera un eroe, ma solo un uomo che ha fatto il possibile in una situazione estrema. Tuttavia, sente forte il desiderio di mandare un messaggio a chi è vittima di violenze domestiche: “Denunciate”. La tragedia di Celeste non dovrebbe mai ripetersi, e l’agente spera che il suo gesto di conforto possa essere d’aiuto a chi si trova in situazioni di pericolo.
Una canzone che ora ha un significato diverso
Alla fine dell’intervista, Francesco sorride amaramente quando gli viene fatto notare che il suo cognome ha una vocale in più rispetto a quello del famoso cantautore De Gregori. “Me lo dicono tutti. Prima, ‘La donna cannone’ era solo una canzone, adesso ha un significato diverso”, conclude.