
Un tragico episodio ha scosso la capitale: un imprenditore romano, operante nel settore ittico, si è tolto la vita a causa delle pressioni e minacce subite da un gruppo di usurai. Questo dramma si è consumato all’interno della sua Smart, dove l’uomo ha utilizzato la cinta dei pantaloni legata al tettuccio per compiere il gesto estremo. Il futuro del figlio è stato il suo ultimo pensiero.
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Le minacce e le pressioni
L’uomo, un 54enne, è stato vittima di un gruppo di quattro persone, accusate di estorsione con metodo mafioso. Gli aggressori avevano costretto l’imprenditore a firmare documenti con debiti esorbitanti, fino a raggiungere la cifra di un milione di euro. L’imprenditore era partito da un debito di 147mila euro, contratto tra il 2021 e il 2022, ma le richieste sono rapidamente aumentate attraverso minacce e intimidazioni. Il gruppo, composto da Samuele Melara (36 anni), Francesco Vincenzo Maria Primerano (67 anni), Francesco Protani (44 anni) e Simone Veglioni (56 anni), aveva spinto l’imprenditore a firmare un documento che accollava un debito insostenibile. Questo è avvenuto anche attraverso violenze fisiche e verbali, con minacce di morte e l’utilizzo di un’accetta e una pistola. “Mi hanno minacciato anche di tagliarmi una mano”, aveva raccontato il 54enne, sopraffatto dalla paura per la sua famiglia.
L’indagine dei carabinieri
Le indagini condotte dai carabinieri del Comando provinciale di Roma sono partite dalla denuncia dell’imprenditore nel febbraio del 2023. Le forze dell’ordine hanno scoperto come il gruppo avesse fatto leva sul terrore, millantando anche collegamenti con una nota cosca di ‘ndrangheta per esigere il pagamento.
Nonostante le minacce, l’uomo aveva trovato il coraggio di denunciare, ma le pressioni non si sono fermate. Il dramma si è consumato poco dopo l’inizio delle indagini, quando l’imprenditore, sopraffatto dalle circostanze, si è tolto la vita. Uno dei momenti più strazianti dell’inchiesta è emerso da un’intercettazione telefonica: uno degli arrestati, Samuele Melara, ha raccontato a un conoscente le ultime parole del 54enne. “Ti prego, se io dovessi fare una botta di matto… te prego solo per mio figlio, fallo finire di studiare”. Queste parole, pronunciate con disperazione, rivelano quanto fosse angosciato per il futuro del figlio, nonostante la sua terribile situazione. Melara, apparentemente dispiaciuto per il tragico destino dell’uomo, ha riportato la conversazione in modo freddo, mentre lui e gli altri tre membri del gruppo venivano arrestati con l’accusa di estorsione aggravata dal metodo mafioso e morte come conseguenza di altro delitto. I quattro uomini sono stati arrestati su ordine del gip (giudice per le indagini preliminari) su richiesta della direzione distrettuale antimafia.