
La Legge di Bilancio 2025 è stata finalmente chiusa ed inviata per la firma al Quirinale e sarà presto consegnata alla Camera, dove inizierà la discussione. Il valore complessivo è di 28,5 miliardi di euro, ma non mancano le polemiche e le critiche su alcuni punti specifici del testo. Uno dei punti principali della nuova manovra è l’aumento delle pensioni minime, che cresceranno di appena 6 euro al mese. Questo incremento è dovuto ad un rialzo del 2,7%, lo stesso già applicato quest’anno, più un ulteriore 1% legato alla perequazione. In concreto, l’assegno minimo passerà da 615 a 621 euro. Questa cifra, tuttavia, ha suscitato pesanti critiche, tra cui quella di Carlo Rienzi, presidente del Codacons, che ha definito l’aumento “un’elemosina”.
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Conferme per quota 103, opzione donna e ape sociale
Nella nuova legge sono state confermate misure previdenziali già in vigore come Quota 103, Opzione Donna e Ape sociale. Per i lavoratori che hanno solo il sistema previdenziale contributivo e non raggiungono il minimo dell’assegno a 67 anni, potrebbe essere consentito l’uso del Tfr per compensare i mancati contributi. Inoltre, saranno previsti incentivi per chi deciderà di rimanere al lavoro una volta raggiunta l’età per la pensione anticipata. Un’altra importante novità è rappresentata dall’aumento dei fringe benefit, destinati a precise categorie di lavoratori. Questo provvedimento riguarderà in particolare i nuovi assunti che accettano di trasferirsi oltre i 100 chilometri dalla loro residenza attuale. Per loro, il bonus fiscale potrà arrivare fino a 5mila euro, con l’obiettivo di favorire una maggiore mobilità nel mercato del lavoro.
Trasformazione del bonus in busta paga
Un cambiamento significativo riguarda anche il bonus in busta paga per i dipendenti. Nel 2025, il taglio del cuneo contributivo non sarà più una decontribuzione, ma verrà trasformato in una detrazione fiscale. Questo cambiamento porterà il vantaggio che il bonus non si esaurirà più bruscamente al superamento dei 35mila euro di reddito annuo, ma decrescerà progressivamente fino a scomparire del tutto a 40mila euro. Il ministro Giorgetti ha dichiarato che la nuova misura riguarderà circa 1,3 milioni di lavoratori in più rispetto al 2024. Una delle proposte più discusse della Legge di Bilancio riguarda il tetto agli stipendi dei dirigenti della pubblica amministrazione. Il ministro Giorgetti ha proposto di ridurre il limite attuale da 240mila euro a 160mila euro. Questo nuovo tetto si applicherebbe anche ai vertici di enti, fondazioni e associazioni che ricevono contributi pubblici. Tuttavia, la proposta ha incontrato forti resistenze da parte di Forza Italia e Noi Moderati, che temono una fuga di figure chiave verso il settore privato. Infine, è stata inserita una nuova detrazione fiscale legata al trasferimento dei lavoratori, un primo passo del Piano Casa richiesto dalla Confindustria per far fronte alla carenza di manodopera. La detrazione, che potrà arrivare a 5mila euro, coprirà le spese legate al trasferimento della residenza, sostenute sia dal lavoratore che dall’azienda. Anche queste spese saranno fiscalizzate, evitando il pagamento di imposte su di esse.