L’ergastolo di Pietro Morreale, il giovane condannato per l’omicidio della fidanzata Roberta Siragusa, è ora definitivamente confermato. Roberta, brutalmente aggredita e dato fuoco, ha perso la vita nella notte tra il 23 e il 24 gennaio 2021 a Caccamo, in provincia di Palermo. La prima sezione penale della Cassazione, accogliendo la posizione della procura generale, ha giudicato inammissibile il ricorso presentato dall’imputato.
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Secondo i dati esaminati dalla Corte, nel corso di un anno la vittima avrebbe patito ben 33 violenze. Questa informazione è emersa grazie all’analisi di alcune conversazioni ottenute da un tecnico informatico. Inoltre, subito dopo il delitto, Morreale avrebbe contattato un amico per giocare alla playstation.
I giudici hanno ritenuto che l’imputato fosse in grado di comprendere e volere, e non ci sono prove che avallino l’ipotesi della morte accidentale, sostenuta dalla difesa. Dalle indagini è risultato che Roberta si confidava frequentemente con un amico, a cui aveva inviato ripetutamente immagini dei lividi subiti per mano di Morreale.
Nella tragica notte dell’omicidio, Roberta è stata colpita ripetutamente al volto dal ragazzo, praticante di kick boxing, per poi essere data alle fiamme dopo essere stata cosparsa di benzina. La Suprema Corte ha avvalorato la versione accusatoria: dopo aver aggredito la fidanzata, Morreale le ha appiccato il fuoco. Dopo il delitto e il tentativo di liberarsi del corpo, il 19enne avrebbe telefonato a un amico per giocare online. Il giovane è stato inoltre condannato a risarcire i familiari di Roberta: la madre Iana Brancato, il padre Filippo Siragusa, il fratello Dario e la nonna Maria Barone, i quali sono stati assistiti dagli avvocati Giovanni Castronovo, Giuseppe Canzone, Sergio Burgio e Simona La Verde, coprendo anche le spese legali.