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Sgarbi e l’inchiesta per il quadro rubato: il critico rischia 12 anni di carcere

Pubblicato: 25/10/2024 16:59

Vittorio Sgarbi si trova ad affrontare accuse di riciclaggio, autoriciclaggio e falsificazione di opere d’arte, con il rischio di un processo. Questa situazione è emersa al termine delle indagini condotte dalla procura di Macerata riguardo a un dipinto di Rutilio Manetti risalente al Seicento. Le imputazioni potrebbero portarlo a una pena compresa tra 4 e 12 anni di reclusione. Il dipinto ‘La cattura di San Pietro‘, rubato nel 2013 dal castello di Buriasco (Torino), è riapparso nel 2021 durante una mostra a Lucca, presentato come nuovo e di proprietà dell’ex sottosegretario alla Cultura, ma con l’aggiunta di una torcia rispetto all’originale sottratto.
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La questione è stata approfondita da Report e Il Fatto, che hanno innescato l’inchiesta poi trasferita a Macerata. Sgarbi è stato iscritto nel registro degli indagati e sostiene che i due dipinti siano distinti, affermando che quello in suo possesso fu acquistato dalla madre nel 2000 e successivamente ritrovato in una sua proprietà nel Viterbese. Tuttavia, la perizia disposta dai magistrati avrebbe contraddetto questa versione, includendo nel dossier delle prove anche la testimonianza di Pasquale Frongia, un pittore copista e amico di Sgarbi, che ha dichiarato che la torcia fu aggiunta su richiesta del critico.

In una nota, Sgarbi ha affermato: “I miei legali, il Prof. Avv. Alfonso Furgiuele e l’Avv. Giampaolo Cicconi, sono attivamente impegnati a chiarire i fatti contestati, che considero infondati. Confermo la trasparenza e la correttezza delle mie azioni. Ho quindi piena fiducia nella giustizia che valuterà le indagini. Rigetto le ricostruzioni distorte e parziali di certi mezzi d’informazione, che sembrano più interessati a sostenere le posizioni dell’accusa che a far emergere la verità.”

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