
Beirut. È una serata qualunque per Abdel, trentenne trasportatore, quando il suo cellulare squilla. Sono le nove. Sul display appare un prefisso inquietante: +972, Israele. In sette secondi, una voce preregistrata e senza emozioni annuncia l’imminente bombardamento del suo palazzo.
“Lasciate subito questa casa, verrà distrutta“. Non c’è spazio per spiegazioni o repliche, il messaggio è breve, letale. Abdel e la sua famiglia, la moglie e la figlia di otto anni, si trovano di fronte a una corsa contro il tempo per salvare le loro vite e mettere al sicuro ciò che possono.
Appena il messaggio termina, Abdel sente il cuore battere forte e lancia un grido di allarme: “Sbrigati, prendi Amal e le cose importanti!” La moglie afferra l’oro di famiglia, il simbolo di un’unione che ora rischia di perdere tutto, e il piccolo gruppo si lancia fuori dalla casa che sta per diventare un cumulo di macerie. In meno di dieci minuti sono già fuori, ma non prima di aver tentato, disperati, di avvertire i vicini. Abdel e la sua famiglia non si voltano indietro; trenta minuti dopo, il palazzo viene ridotto in polvere da un missile.

Un’intera vita in una borsa e una corsa contro il tempo
Mettiamoci nei panni di Abdel e della sua famiglia. Cosa prenderemmo fra le nostre cose in pochi attimi? Il tutto nel clima di terrore di chi non sa esattamente quanto tempo gli rimane: un minuto? Dieci? O qualcosa di più? Sensazioni difficili anche da immaginare. Un’angoscia senza fine. Sono gli orrori di una guerra, gli orrori di qualsiasi guerra che esplode nella vita delle persone come un missile. Come il missile che sta per distruggere la loro casa.
In quei pochi istanti non si ha il tempo di pensare, bisogna mettersi in salvo insieme al coniuge e si figli, sapendo che il rifugio più sicuro, la casa in cui vivi, a breve non esisterà più. Il dramma osceno della guerra, che costringe persone innocenti a sacrifici immani. E distrugge anni di vita, relazioni, certezze, per gettare una famiglia, tante famiglie in mezzo a una strada.
Abdel, in un disperato tentativo di salvare i ricordi di una vita, mette in borsa i documenti, qualche indumento e le sue sigarette. Mentre corre per le scale con la figlia in braccio, urla agli altri residenti di scappare, sperando che anche loro abbiano ricevuto l’avviso di fuga.
La mattina dopo, Abdel torna tra le macerie e sente il peso di una domanda a cui non c’è risposta: “Ora dove andremo? Dove ricominceremo la nostra vita?”. Quella notte, un’intera palazzina è stata abbattuta senza vittime, ma la popolazione sono ormai allo stremo delle forze. Senza un posto dove andare, senza un futuro da immaginare