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L’incubo di un 69enne: in sala operatoria per la prostata, gli amputano il braccio destro

Pubblicato: 28/10/2024 13:23
Immagine di repertorio

Un uomo di 69 anni di Seveso, che si era recato in ospedale per un intervento di rimozione di un tumore alla prostata, si è ritrovato con l’avambraccio destro amputato. Un esito drammatico che ha portato il paziente a presentare un esposto per lesioni colpose gravissime contro l’anestesista e altri medici della clinica San Carlo di Paderno Dugnano. La vicenda è ora al vaglio della Procura di Monza.

L’intervento e le complicazioni improvvise

Il caso risale allo scorso 8 luglio, quando l’uomo era stato ricoverato per un intervento programmato di rimozione della neoplasia. Durante la fase preparatoria, l’anestesista avrebbe effettuato vari accessi per la somministrazione di farmaci: uno venoso al braccio sinistro, uno alla vena giugulare destra, e infine un accesso all’arteria radiale destra tramite agocannula.

Quest’ultimo intervento ha causato, a quanto pare, un dolore insopportabile al braccio destro del paziente, che avrebbe addirittura perso conoscenza. L’intervento è stato immediatamente sospeso, e il paziente è stato trasferito in terapia intensiva.

Le conseguenze dell’ischemia e l’amputazione

A causa di una presunta lesione arteriosa, l’uomo ha subito un’ischemia che ha portato a una necrosi prima di tre dita della mano e, infine, dell’intero avambraccio destro. Nonostante due interventi chirurgici mirati a salvare l’arto, la situazione si è rivelata clinicamente irreversibile, tanto che il 5 agosto l’avambraccio è stato amputato presso l’ospedale San Gerardo di Monza.

La denuncia e le accuse della difesa

L’avvocata Roberta Minotti, che rappresenta il 69enne, sostiene che l’accaduto sia frutto di un “errore medico” durante la fase di anestesia. Secondo l’esposto, l’amputazione ha cambiato radicalmente la vita del paziente, descritto come una persona attiva e autonoma, ora costretto a dipendere da terzi per svolgere anche le azioni quotidiane come vestirsi, lavarsi e spostarsi, poiché non è più in grado di guidare. L’uomo ha dovuto abbandonare i suoi hobby, come il bricolage, e rinunciare al supporto che offriva alla famiglia.

La replica della clinica

La clinica San Carlo, al centro delle accuse, ha negato qualsiasi responsabilità, respingendo le accuse di errore medico. La vicenda resta aperta, e la Procura di Monza sta indagando per accertare se vi siano stati errori procedurali che hanno compromesso l’intervento inizialmente previsto e causato la gravissima lesione al paziente.

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