La Germania è sotto shock dopo l’annuncio della Volkswagen, che intende chiudere almeno tre stabilimenti nel Paese, licenziare migliaia di dipendenti e ridurre i salari di un significativo 10%. Un piano di ristrutturazione definito “storico” è stato presentato dal Comitato aziendale del gigante automobilistico, che punta a ristrutturare le attività produttive per far fronte a un periodo difficile, destinando alcune funzioni chiave fuori dal Paese.
Un piano di austerità per ridurre i costi
Secondo fonti aziendali, Volkswagen punta a risparmiare 4 miliardi di euro grazie a queste misure, congelando inoltre i salari per il 2025 e il 2026. La riduzione dei costi, che prevede anche la delocalizzazione all’estero di alcuni reparti, ha provocato una forte reazione da parte dei lavoratori e dei sindacati. La presidente del consiglio di fabbrica, Daniela Cavallo, sta coordinando incontri informativi in tutti gli stabilimenti tedeschi, mentre la produzione è stata sospesa in segno di protesta.
Futuro incerto per i lavoratori tedeschi
Il sindacato IG Metall, uno dei più influenti in Germania, sta cercando di prendere accordi per un nuovo contratto collettivo che preveda un aumento salariale del 7% e migliori condizioni retributive per gli apprendisti. La distanza tra le richieste dei lavoratori e le posizioni della dirigenza è abissale, mentre il secondo round di negoziati è programmato per mercoledì.
Un duro colpo per il mercato del lavoro tedesco
Volkswagen, che impiega circa 120.000 persone in Germania, ha deciso di abrogare un accordo di garanzia del posto di lavoro che tutelava i dipendenti da trent’anni, aumentando così l’incertezza per i lavoratori e i loro rappresentanti. Si prevede che la riorganizzazione avrà un impatto sociale considerevole. L’obiettivo dichiarato di trasformare l’azienda per rispondere alle sfide economiche globali, ma i costi per i lavoratori sono altissimi.
Bonus ridotti e sacrifici ai vertici aziendali
Per mostrare un segnale di equilibrio, Volkswagen ha inoltre deciso di ridurre i bonus riservati ai dipendenti con le retribuzioni più alte, oltre a quelli legati all’anzianità. Questa mossa è stata interpretata come un tentativo di attenuare le tensioni sociali causate dai tagli, ma non è stata sufficiente a placare le preoccupazioni di sindacati e lavoratori.
La ristrutturazione del colosso delle auto rappresenta un momento davvero terribile per l’industria tedesca e, in particolare, per l’intero comparto automobilistico europeo. Crescono così gli interrogativi sul futuro del lavoro in Germania e sulla competitività del settore manifatturiero del Paese.