Gli oceani ospitano una quantità sorprendente di fitoplancton: si stima che vi siano circa 346 milioni di tonnellate di questa biomassa, equivalente al peso di 250 milioni di elefanti. Tuttavia, gran parte di questa massa è invisibile ai satelliti, e solo recentemente è stata calcolata con maggiore precisione grazie a una flotta di oltre 900 robot sottomarini del progetto internazionale Argo, un sistema globale di monitoraggio. È uno studio condotto dai ricercatori della Dalhousie University, in Canada, e pubblicato su una prestigiosa rivista scientifica americana, a riportare questi dati.
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Cos’è il fitoplancton
Il fitoplancton, fondamentale per gli ecosistemi acquatici, è costituito da alghe microscopiche che vivono in sospensione nelle acque, spostate dalle correnti oceaniche. Sebbene invisibili a occhio nudo, queste microalghe rappresentano una fonte primaria di nutrimento per molte altre forme di vita acquatica. Oltre a questo ruolo ecologico essenziale, il fitoplancton contribuisce alla produzione di ossigeno negli oceani: si stima che ne generi circa il 50% dell’intera quantità di ossigeno che respiriamo, rendendolo quindi vitale anche per gli esseri umani e l’ecosistema terrestre.
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In passato, le analisi sulla biomassa del fitoplancton si basavano in larga misura su rilevamenti satellitari, i quali stimavano la quantità di clorofilla presente sulla superficie oceanica come indicatore della biomassa. Tuttavia, questi dati risultano approssimativi poiché i satelliti possono rilevare solo lo strato più superficiale dell’oceano, trascurando tutto il fitoplancton presente in profondità. Grazie alla recente iniziativa con i robot sottomarini, i ricercatori hanno potuto raccogliere dati più completi, profilando circa 100.000 colonne d’acqua in diverse aree dell’Oceano Atlantico, Pacifico e Indiano e creando un quadro più accurato e dinamico della biomassa di fitoplancton e della sua variabilità stagionale e spaziale.
Lo studio ha rivelato che il monitoraggio tramite clorofilla osservata dallo spazio è insufficiente per identificare con precisione il periodo di picco annuale della biomassa di fitoplancton in oltre due terzi degli oceani. Questa scoperta sottolinea l’importanza di un monitoraggio più approfondito per comprendere i cicli vitali del fitoplancton, influenzati da cambiamenti stagionali e climatici, migliorando così anche la nostra comprensione del ruolo cruciale del fitoplancton negli ecosistemi marini e nell’intero equilibrio climatico globale.