
Le parole della legale: «Alcune zone non sono accessibili senza abbassare il livello dell’acqua»
Riccardo Branchini, 19 anni, è scomparso misteriosamente il 13 ottobre scorso nella zona della diga del Furlo, in provincia di Pesaro-Urbino. Da allora le ricerche non si sono mai fermate, ma i familiari chiedono ora che vengano intensificate attraverso lo svuotamento della diga. Un’operazione complessa, ma che permetterebbe di esplorare luoghi altrimenti inaccessibili, come mulinelli pericolosi e grotte sommerse. «Abbiamo predisposto un’istanza per lo svuotamento della diga, che sarà depositata a breve», ha dichiarato l’avvocato Elena Fabbri, legale della famiglia.
Le parole della legale: «Alcune zone non sono accessibili senza abbassare il livello dell’acqua»
Secondo il legale, svuotare la diga potrebbe essere l’unico modo per accedere a zone dove è facile rimanere intrappolati. “Lo svuotamento della diga del Furlo consentirebbe di controllare anche luoghi più remoti”, ha spiegato Fabbri, aggiungendo che sebbene l’operazione sia impegnativa dal punto di vista ambientale e dei costi, la priorità rimane l’urgenza di ritrovare Riccardo.

Le ricerche e l’appello della famiglia
Le ricerche ora sono estese a livello nazionale, con forze dell’ordine e volontari coinvolti, ma non hanno ancora dato risultati. “Non vogliamo criticare nessuno”, ha precisato Elena Fabbri. “Crediamo che tutti abbiano fatto un buon lavoro. Tuttavia, ci sono zone inaccessibili a causa dell’altezza dell’acqua e di pericolosi mulinelli, ed è proprio lì che potrebbe trovarsi qualche indizio”.
La famiglia di Riccardo è determinata a non lasciare nulla di intentato per ritrovare il proprio figlio. Il processo di svuotamento richiederebbe una valutazione approfondita per minimizzare gli impatti ambientali, ma secondo la famiglia e il legale, ciò deve essere messo in secondo piano rispetto alla vita di una persona.