
Diciamoci la verità, bella chiara, diretta, piatta. Il centrodestra ha una leader, il centrosinistra no. Per questo ha vinto in Liguria, perché Meloni ha scelto, deciso, la Schlein no. Forse nemmeno Orlando è stata una sua scelta. Scegliere è un rischio, ma si vince solo rischiando. La carenza di leadership spesso viene rifiutata in nome del pluralismo, ma il centrosinistra non è nemmeno una cooperativa, un modo per vincere stando insieme, perché non cooperano per nulla.
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È da trent’anni che da quel lato si inventano brand coalizionali, l’Ulivo, la Cosa, l’Unione, il Campo largo, ma la questione è sempre la stessa. Manca di leadership. Se il centrosinistra pensa di fare politica nel mondo del maggioritario, che ha sempre stupidamente difeso, senza leadership è come se volesse vincere la Formula 1 senza pilota. Il PD va bene, fra virgolette, non fa sfracelli, ma perde regolarmente, su 11 elezioni regionali ne ha vinta una, per mille voti in Sardegna. Ed ha due problemi, la coalizione non funziona, non ha uno spazio di crescita, ma di decrescita, e non c’è né un leader riconosciuto né un fantomatico federatore.
La coalizione non ha un leader perché la Schlein non lo è. Sarà pure arrivata da dietro, sorprendendo un partito litigioso e confuso, ma questo non basta per nulla. Ha una capacità di gestire gli alleati prossima allo zero, comunica poco e male, non ha una strategia complessiva, non rischia su nulla, sembra un Veltroni in sedicesimo, si occupa di tattica, ma non c’è slancio, forza, parole d’ordine che muovano folle. Nessuno pensa che Elly “tiene ‘a cazzimma”, mentre tutti, anche a sinistra, sanno che Giorgia c’è l’ha. E questo è tutto.