Una ragazza di 15 anni che scompare in una torrida mattinata di fine agosto e viene trovata morta dopo 42 giorni scanditi da angoscia e sospetti; le indagini come un percorso a ostacoli tra piccoli segreti e grandi depistaggi, confessioni e ritrattazioni, bugie e mezze verità; il processo con la sentenza definitiva che ancora adesso, a distanza di 14 anni, non sgombra il campo da dubbi e polemiche. E poi il luogo, un minuscolo angolo di Puglia, Avetrana. Questi gli ingredienti del delitto di Sarah Scazzi. Delitto che ha tenuto l’Italia intera col fiato sospeso.
Per l’omicidio, la cugina di Sarah, Sabrina Misseri, e sua madre, Cosima Serrano, furono accusate e condannate all’ergastolo. La Corte Suprema di Cassazione, confermando la sentenza nel 2017, stabilì che le due donne avevano un ruolo centrale nel delitto. L’ipotesi degli inquirenti è che una rivalità sentimentale tra Sabrina e Sarah, scaturita da un interesse comune verso un giovane, Ivano Russo, abbia innescato una spirale di conflitti culminata nel delitto. Secondo gli inquirenti, Cosima avrebbe partecipato al delitto perché non aveva buoni rapporti con la sorella Concetta da diversi anni. La donna aveva continuato a vedere la nipotina, che invece era legatissima alla cugina 22enne, e vedeva nella rivalità tra Sabrina e Sarah lo “schema” di rivalità esistente tra lei e sua sorella.
Altra figura centrale fu quella di Michele Misseri, marito di Cosima e padre di Sabrina. Inizialmente confessò l’omicidio, indicando il luogo dove il corpo era nascosto e facendo emergere dettagli sulla dinamica dei fatti. Misseri ritrattò più volte, arrivando a sostenere che l’omicidio fosse stato commesso da sua figlia Sabrina. Successivamente, tentò di riassumersi la responsabilità esclusiva del crimine, affermando di aver mentito per proteggere moglie e figlia. Misseri è stato condannato a otto anni per occultamento di cadavere e inquinamento delle prove, pena che ha scontato fino alla sua scarcerazione nel febbraio 2024.
In relazione al caso sono state emesse delle condanne anche per Giuseppe Nigro, albergatore che per mesi ospiterà nella sua struttura le troupe televisive impegnate a seguire il caso, e Vito Russo Jr, ex legale di Sabrina Misseri, accusato di favoreggiamento personale. Ivano Russo è una figura controversa nel caso di Sarah Scazzi, il cui ruolo è stato a lungo oggetto di indagine. Secondo il resoconto di Michele Misseri, uno dei motivi di tensione tra Sarah e sua cugina Sabrina sarebbe stato un interesse comune per Russo, che all’epoca aveva 26 anni. Sarah nutriva una cotta per Ivano, che però la considerava solo una “sorella minore”. D’altra parte, Sabrina aveva avuto una relazione di breve durata con lui, che si era conclusa in modo brusco e complicato, aumentando probabilmente le tensioni tra le due ragazze.
Russo, inizialmente interrogato dagli inquirenti, aveva dichiarato di non essere a conoscenza dei sentimenti di Sarah nei suoi confronti e di non averla incontrata prima dell’omicidio. Tuttavia, nel “processo ai silenzi sul caso Avetrana”, i giudici conclusero che Russo aveva mentito su alcuni dettagli chiave riguardanti il giorno del delitto. Secondo questa ricostruzione, Russo aveva incontrato sia Sabrina che Sarah circa mezz’ora prima del tragico evento, contrariamente a quanto da lui affermato inizialmente. Questo dettaglio ha portato i giudici a ipotizzare che Ivano Russo avesse nascosto delle informazioni.
Oggi Cosima Serrano e Sabrina Misseri si trovano nel carcere di Taranto, dove svolgono attività lavorative e di studio. Cosima lavora nella sartoria del carcere, mentre Sabrina ha studiato per diventare Operatore Socio-Sanitario (Oss). Entrambe, nonostante la condanna definitiva, continuano a dichiararsi innocenti, attribuendo la responsabilità della morte di Sarah allo zio Michele.