“La morte di Santo non può diventare una di quelle tragedie dimenticate”. Simona, appena diciassettenne e fidanzata di Santo Romano, portiere diciannovenne dell’Asd Micri, parla con la forza di chi vuole impedire che la vita del suo ragazzo svanisca in un’ombra. Santo è stato ucciso a San Sebastiano al Vesuvio, Napoli, a causa di una lite scatenata da un futile pestone.
Con lui, nei suoi ultimi istanti, ci sono stati gli amici Gaetano e Matteo, che lo hanno assistito fino alla fine. A sparare sarebbe stato un ragazzo di soli diciassette anni, appena uscito dall’istituto penale minorile di Nisida, e ora trattenuto in stato di fermo per l’omicidio di Santo e per il tentato omicidio di un altro giovane, rimasto ferito.
“Ci è morto tra le braccia“
“San Sebastiano per noi è sempre stato un punto di ritrovo”, racconta Gaetano, ricordando la serata terribile. “Eravamo lì solo da pochi minuti, poi avremmo dovuto andare sul Lungomare di Napoli”, aggiunge. Gaetano ha vegliato Santo per ore in ospedale, tra preghiere e speranze. È stato lui a informare la madre del ragazzo. “L’ho chiamata io”, dice, mentre gli occhi fissano il vuoto, come persi in un dolore che non conosce sollievo.
Il dolore della fidanzata Simona
“Per me Santo non è morto e non permetterò che il suo nome sia solo un numero in un lungo elenco di tragedie senza senso”, dichiara Simona. Il ragazzo non era coinvolto nella lite: ha tentato di calmare gli animi per difendere un amico, ma è finito ucciso per una scarpa calpestata. “Meritava di più, meritava di essere ricordato. Al suo funerale deve esserci una presenza enorme, perché tutti devono capire chi era davvero”, afferma.
Simona ricorda l’ultimo gesto di generosità del fidanzato. “Quella sera ancora una volta Santo ha dimostrato chi era davvero: qualcuno che si prendeva cura degli altri. Non era coinvolto nella lite, ma è intervenuto per proteggere un amico. Ha detto a quel ragazzo: ‘Dai basta così, non è successo niente’, ma in risposta ha ricevuto la morte”. La ragazza si aggrappa alla scarpa che lui indossava quella sera, stringendola come a trattenere la sua memoria. «Io lotterò, anche se non ce la fanno i familiari. Lo farò per lui, per mantenere vivo il suo nome e far comprendere chi fosse Santo, che avrebbe realizzato grandi cose nella sua vita», dice a voce bassa. Quando le viene chiesto quale sia l’ultima immagine che ha di Santo, il dolore riempie il silenzio: “Lui a terra — sussurra con voce tremante — lui a terra morto”.
Il saluto della squadra
Il mister dell’Asd Micri ricorda Santo come un giovane pieno di talento e determinazione, con anni di dedizione alle spalle. “Questa città ci ha dato tanto, ma oggi ci ha tolto un figlio. Non si può accettare di non tornare più a casa dopo una serata con amici e fidanzata. Proteggevi la nostra porta da quattro anni, con impegno e sacrificio; hai superato infortuni e difficoltà. Ora ti chiedo di proteggere tutti noi, perché sarà molto dura fare i conti con questa perdita”. Il ricordo di Santo come “numero uno” per sempre è accompagnato dalle parole piene di dolore della squadra.
Il club calcistico di Santo ha diffuso un messaggio toccante: “È come essere stati catapultati in un incubo. Santo era un figlio, un amico fedele, un ragazzo esemplare. La sua vita e il suo cuore vestivano i nostri colori. Hai sempre mostrato coraggio e amore per questa squadra, e il tuo esempio rimarrà con noi”. L’omaggio è un modo per trasformare la memoria di Santo in un insegnamento, per riflettere sulla fragilità della vita e su una società che sembra aver smarrito il senso della giustizia. “Ci lasci un vuoto incolmabile. Ciao Santino, continueremo a volerti bene”, si legge nel messaggio.
Il sostegno della comunità sportiva
Molte altre associazioni sportive della Campania hanno voluto ricordare Santo, manifestando vicinanza alla famiglia e al club. La Scuola Calcio Emanuele Troise ha espresso profondo dolore per la scomparsa del giovane: “Che qualcuno fermi queste belve…” è il messaggio accorato dell’associazione. Anche il presidente del C.R. Campania FIGC LND, Carmine Zigarelli, e altre società calcistiche come l’Asd Academy Valle dell’Orco e Asd Barone Calcio hanno voluto omaggiare Santo, ricordandolo come un ragazzo «amato da tutti, con un gran cuore».
Tra i tanti messaggi, c’è anche quello dell’Istituto Montessoriano di Alfonso Fiumarelli, che ricorda con affetto il giovane calciatore: “Siamo immensamente addolorati per questa tragedia. Santo ha frequentato il nostro istituto fin dalla tenera età ed è sempre stato un alunno modello, educato e tranquillo. Ci stringiamo al dolore della famiglia e gli mandiamo un abbraccio ovunque sia. Che il Signore lo accolga tra le sue braccia”.
Una comunità in cerca di risposte
Il senso di smarrimento e rabbia è palpabile tra chi ha conosciuto Santo. La sua morte sembra l’emblema di una società che ha smarrito i valori di rispetto e solidarietà, e che non riesce a garantire la sicurezza ai suoi giovani. C’è chi accusa uno «Stato completamente assente», incapace di prevenire e rispondere a tragedie che non dovrebbero verificarsi. Santo Romano, il “numero uno” di San Sebastiano, è diventato simbolo di un dolore che non si vuole dimenticare e che la sua comunità vuole trasformare in un monito. Una vita strappata troppo presto e il desiderio di Simona, della famiglia e della squadra è che il suo nome non resti solo un’altra voce su una lista di vittime, ma un grido che chiede giustizia e speranza per il futuro.