Il week end è stato bollente per la democrazia. Ovviamente parliamo di democrazie occidentali, perché in tutta l’Eurasia, in gran parte dell’Africa e del Sudamerica, la democrazia è quasi una mitologia dimenticata. Quale paese dei Brics, dove abita la maggior parte degli esseri umani, ha una democrazia? Forse per popoli così, l’autocrazia appare l’unica forma possibile. Ma ciò che colpisce noi occidentali è il vento impetuoso del populismo, che sta portando all’astenia della partecipazione democratica. Sempre meno persone vanno a votare in occidente e chi lo fa somiglia più a bande di tifosi che a cittadini consapevoli.
Trump ha già deciso: ha vinto lui. Qualunque risultato esca dalle urne non importa, e ogni devianza o esagerazione non è più sanzionabile. L’ultimo baluardo di un ingenuo politicamente corretto è la stampa, che però ha perso credibilità, diventando essa stessa parte in campo. Martedì sera, vedremo cosa succede in America, ma l’esito sembra scontato: o vince Trump, o sarà guerra civile, proprio lì dove la culla della democrazia fu la Francia.
In Europa, la situazione non è migliore. Ieri il Re di Spagna e sua moglie sono stati bersagliati dalla furia di una popolazione inferocita. Questi eventi alimentano sentimenti non legati al pensiero, ma solo alla “pancia” di popoli delusi, impauriti, arrabbiati. La serena sicurezza vissuta dal 1945, in questa “bolla della Storia”, sembra finita. Nuovi eventi globali li stanno colpendo, come la pandemia, la crisi industriale aggravata dalle guerre in corso, ma soprattutto gli eventi climatici, che colpiscono ormai anche le città, come Valencia.
Valencia, una volta meta del turismo più raffinato, ora ospita un sinistro monumento: il parcheggio sotterraneo allagato di un centro commerciale, dove si teme ci siano centinaia di scomparsi, simbolo funesto del consumismo. Si stima che il bilancio delle vittime della catastrofica alluvione, evidente segno del cambiamento climatico nel Mediterraneo, possa raggiungere le 2.000 persone.
I rappresentanti al potere, indipendentemente dall’estrazione politica, si concentrano ormai solo sulla comunicazione, impotenti di fronte alle economie globali, alle guerre per le materie prime, alle pandemie e al cambiamento climatico. Sembrano l’orchestrina del Titanic, suonando per tenere buona una parte del mondo che non vuole più pensare, solo consumare gli ultimi scampoli di offerte del carrello. Il Titanic non affonderà più per un iceberg, sciolto dall’effetto serra, ma dallo tsunami di un populismo ormai digitalmente gestito, per sommo gaudio del padrone dell’universo, mr. X.