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Incinta, si rifiutano di curarla per due volte in ospedale: muore a 18 anni

Pubblicato: 04/11/2024 12:28

In Texas, la tragica morte di Nevaeh Crain, una 18enne incinta che ha visto negato il trattamento in due diversi ospedali nonostante l’urgenza dei suoi sintomi, ha riacceso il dibattito sull’impatto della legge restrittiva sull’aborto. La madre di Nevaeh si domanda perché i medici abbiano rimandato ogni intervento, aspettando di confermare la morte del feto invece di aiutare sua figlia tempestivamente.

Il contesto legale: il divieto di aborto in texas

In Texas, la legge sull’aborto limita severamente gli interventi che interrompono il battito cardiaco del feto, consentendoli solo in caso di rischio di morte imminente per la madre. Questa normativa ha reso molti medici e ospedali estremamente cauti nell’intervenire su pazienti in difficoltà, per paura di affrontare ripercussioni legali. Nel caso di Nevaeh, questa riluttanza sembra aver giocato un ruolo decisivo, con conseguenze drammatiche.

La sequenza degli eventi e l’inerzia medica

Un’inchiesta di ProPublica ha ricostruito le ultime ore di Nevaeh. Il giorno del suo baby shower, la giovane presentava febbre alta e forti dolori addominali. Dopo essersi recata al primo pronto soccorso, i medici le hanno diagnosticato un semplice mal di gola, ignorando i sintomi più gravi. La visita al secondo ospedale ha rivelato una diagnosi di sepsi, un’infezione potenzialmente fatale, ma, poiché il feto mostrava ancora un battito cardiaco, Nevaeh è stata rimandata a casa. Alla sua terza visita, quando ormai era visibilmente sofferente e in stato critico, un medico ha ordinato due ecografie per confermare la morte del feto prima di intervenire. Purtroppo, Nevaeh è deceduta poche ore dopo essere stata finalmente ricoverata in terapia intensiva.

I pareri degli esperti: un ritardo fatale

ProPublica ha consultato nove esperti in ginecologia e medicina d’urgenza che hanno unanimemente criticato la gestione del caso da parte dei medici. Tutti concordano che il secondo ospedale non avrebbe mai dovuto rimandare Crain a casa e che, viste le sue condizioni alla terza visita, non era necessario attendere due ecografie per intervenire. Secondo gli esperti, la priorità avrebbe dovuto essere la stabilizzazione e il trattamento immediato della paziente.

L’effetto delle leggi anti-aborto sui trattamenti medici

La professoressa Sara Rosenbaum, esperta di diritto sanitario, ha spiegato come in molti Stati con severe restrizioni sull’aborto, le pazienti incinte rischino di essere rifiutate da un ospedale all’altro, viste come “patate bollenti” per il timore di ripercussioni legali. Gli operatori sanitari sono spesso riluttanti a eseguire interventi che potrebbero sollevare dubbi legali, portando talvolta a ritardi fatali, come nel caso di Nevaeh.

Il caso di Nevaeh Crain solleva interrogativi cruciali sull’accesso alle cure in Texas e in altri Stati con simili leggi restrittive, ponendo l’accento sulla necessità di bilanciare la sicurezza dei pazienti con le implicazioni legali che i medici temono di affrontare.

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