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Messaggi e chat, quando la polizia può controllarli sul telefono

Pubblicato: 04/11/2024 16:15
messaggi e chat

In molti si chiedono se le forze dell’ordine possano controllare messaggi e chat sui nostri smartphone. Partiamo col dire che le conversazioni al telefono, così come i dati e le informazioni contenuti nel cellulare, sono protetti dal diritto alla riservatezza. Ciò significa che nessuno è legittimato a violarne la privacy, a meno che sia indispensabile per ragioni di sicurezza. Ecco dunque che la Polizia non “mette sotto controllo” i telefoni al di fuori dei casi necessari, né tantomeno procede al sequestro quando non richiesto da ragioni fondate. Il controllo dei messaggi può dunque avvenire soltanto a determinate condizioni, principalmente tramite le intercettazioni telefoniche o il sequestro del dispositivo. Quindi: quando la Polizia può controllare i messaggi?
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Come spiega Ilena D’Errico su Money.it, le intercettazioni telefoniche sono un mezzo di ricerca della prova e possono avvenire soltanto previa autorizzazione del Giudice per le indagini preliminari, su richiesta del Pubblico ministero. “Il Codice di procedura penale limita le intercettazioni a un numero limitato di reati molto gravi, sempre a patto che ci siano gravi indizi di reato e che siano indispensabili per il proseguimento delle indagini. Il Pubblico ministero può disporre le intercettazioni con urgenza dandone comunicazione al giudice entro 24 ore affinché possa convalidarle o meno”. I messaggi e le chat possono essere controllati anche dopo il sequestro del telefono, nuovamente disposto dal giudice o motivato da comprovati elementi di urgenza. Ma il controllo del cellulare può avvenire anche durante una perquisizione o nell’ambito di un arresto in flagranza, ma solo se indispensabile per lo svolgimento delle indagini.

Uomo-con-Smartphone

Infine, va ricordato che la Corte di Cassazione ha recentemente limitato ulteriormente il controllo di messaggi istantanei, chat e posta elettronica, per tutelare il diritto alla riservatezza della corrispondenza, sancito dall’articolo 15 della Costituzione. La sentenza n. 39548/2024 impone infatti che l’acquisizione dei messaggi avvenga secondo le modalità prescritte per la corrispondenza, individuate dall’articolo 254 del Codice di procedura penale. Quest’ultimo stabilisce che il sequestro della corrispondenza può avvenire soltanto quando l’autorità giudiziaria ritiene esserci un “fondato motivo di ritenere spediti dall’imputato o a lui diretti, anche sotto nome diverso o per mezzo di persona diversa, o che comunque possono avere relazione con il reato”. Se siete a posto con la Legge e con la coscienza, non dovete temere nulla.

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