“La paura è rimasta ma non vedo l’ora di tornare al lavoro sui treni, nessuno può togliermi l’amore per il mestiere che ho scelto”. Queste le parole rilasciate a Repubblica da Rosario Ventura, il capotreno accoltellato a Genova perché aveva chiesto a due passeggeri di mostrare il biglietto. È stato dimesso dall’ospedale con una prognosi di quattordici giorni.
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“Sto bene, ho dolore al braccio e alla scapola ma sono qui a poterne parlare – dice – mi hanno dato 18 punti di sutura. Non mi hanno preso né tendini né organi. L’azienda mi dà anche la possibilità di potere avere uno psicologo per riprendermi dal trauma. Adesso sono con mia moglie e i bambini, anche per loro è stato uno choc. Ringrazio il Paese per avere fermato i treni per me”.
Ventura ha spiegato che “non è la prima volta” che subisce aggressioni ma “mai così gravi”. Aggressioni verbali perlopiù, parolacce quando si chiede il biglietto e qualcuno non ce l’ha. “Sono ancora spaventato” ha detto. Stavolta aveva detto ai due giovani che potevano farlo sul momento, che non gli avrebbe fatto la multa per questa volta. Ma loro hanno ribadito di non avere alcuna intenzione di pagare e una volta scesi lo hanno aggredito con sputi, calci, poi il 21enne ha tirato fuori il coltello. Ventura aveva con sé un manganello mentre era in servizio sul treno: “Ora non posso spiegare, i dettagli si chiariranno nei prossimi giorni”.