Prima la Germania, con le difficoltà dei colossi Volkswagen e Audi, di tutto l’indotto auto e dell’economia in generale. E ora tocca alla Francia. Due pilastri dell’economia francese, Michelin e Auchan, annunciano tagli e chiusure che minacciano di destabilizzare ulteriormente il già fragile equilibrio dell’economia transalpina, con il Paese vicino alla recessione.
In questo contesto di difficoltà, le due aziende simbolo del capitalismo d’Oltralpe si vedono costrette a ridimensionarsi. Sono a rischio migliaia di posti di lavoro, e sotto accusa finisce l’efficacia della strategia di re-industrializzazione promossa da Emmanuel Macron. Di fronte a una situazione che precipita nei due Stati guida dell’Unione, però, forse qualcuno dovrebbe cominciare a porsi qualche domanda sulla tenuta di un sistema economico europeo che non funziona più, per molti motivi.
Chiusura di stabilimenti Michelin e concorrenza asiatica
Michelin, storico produttore di pneumatici, ha annunciato la chiusura degli stabilimenti di Cholet e Vannes, prevista “al più tardi all’inizio del 2026“. Una decisione che toccherà 1.254 dipendenti, per i quali Michelin si è impegnata a trovare posizioni alternative a tempo indeterminato.
L’azienda è da tempo sotto pressione a causa del calo della domanda nel mercato automobilistico e della crescente concorrenza asiatica, che offre pneumatici di qualità inferiore a prezzi nettamente più bassi. Secondo il CEO di Michelin, Florent Menegaux, i costi di produzione in Europa sono diventati insostenibili: mentre in Asia i costi rimangono stabili, nel nostro continente sono quasi raddoppiati, arrivando a 195 contro i 100 dell’Asia.
Auchan: tagli al 5% della forza lavoro e chiusura degli ipermercati
Anche Auchan, gigante della grande distribuzione parte del gruppo Mulliez, ha annunciato un piano di ridimensionamento drastico, che prevede il taglio di 2.389 posti di lavoro su un totale di 54.000 dipendenti in Francia, pari al 5% della forza lavoro. La decisione comporta la chiusura di tre ipermercati e dei magazzini di consegna a domicilio, segnando la fine di un’era per Auchan, che proprio con il modello di ipermercato aveva costruito il suo successo negli anni Sessanta e Settanta.
Questo ridimensionamento rappresenta un duro colpo per la figura di Gérard Mulliez, fondatore del gruppo e figura storica della borghesia cattolica francese, da sempre attento alla protezione dell’occupazione. L’azienda aveva già avviato un piano di ristrutturazione nel 2020 che comportò la perdita di 1.400 posti di lavoro.
La crisi dell’industria francese e il fallimento della strategia Macron
La crisi dei colossi commerciali rappresenta una grave battuta d’arresto per la strategia di re-industrializzazione della Francia, sostenuta dal presidente Macron. La chiusura dei siti produttivi e il ridimensionamento delle forze lavoro di Michelin e Auchan evidenziano le difficoltà delle aziende francesi a competere su scala globale.
Macron ha ripetutamente promosso la re-industrializzazione come strumento per rafforzare l’economia e ridurre la dipendenza dalla produzione estera, ma i recenti eventi mettono in discussione l’efficacia di queste politiche. Anche se i problemi nascono da lontano.
La globalizzazione incontrollata ha esposto le economie europee a una concorrenza che per diversi motivi non possono contrastare. La perdita di potere d’acquisto delle famiglie e dei cittadini ha indebolito il mercato interno. Ed è un cul-de-sac nel quale ci siamo infilati volontariamente. Ora le strategie economiche miopi dell’Unione cominciano a presentare il conto.