Trump torna al potere e Palazzo Chigi trema: per Meloni una sfida tra Europa, dazi e difesa
L’ascesa di Donald Trump porta con sé un paradosso inaspettato per Giorgia Meloni: la premier italiana, che un tempo condivideva idee e visioni del populismo trumpiano, oggi si ritrova a guardare con preoccupazione al nuovo scenario politico internazionale. Una situazione in cui, pur avendo condiviso il palcoscenico con i conservatori internazionali, oggi teme le ripercussioni di una vittoria del tycoon.
un dilemma politico: il “nemico a destra” e l’incognita salvini
Meloni è consapevole di avere un nemico interno, più vicino di quanto vorrebbe: Matteo Salvini. Il leader della Lega si è dichiarato apertamente a favore di Trump, ricordando come nel centrodestra in pochi condividevano il suo entusiasmo per il presidente americano. Un’affermazione che sottolinea una frattura con Meloni, la quale si è avvicinata alla diplomazia statunitense sotto la presidenza di Joe Biden, ma ora deve confrontarsi con un cambio di rotta a cui Salvini guarda con interesse. A complicare il quadro, anche Viktor Orban – un tempo alleato della premier e oggi legato all’operazione “Patrioti” in Europa – rappresenta una concorrenza all’interno della stessa famiglia politica.
dazi e sfide economiche: la pressione di trump sull’italia e sull’europa
La vittoria di Trump non è solo un problema politico, ma anche economico. Con il ritorno dei dazi, il commercio europeo potrebbe risentirne pesantemente, specialmente in settori chiave per l’Italia e la Germania. Gli Stati Uniti potrebbero tornare a chiedere un aumento delle spese militari ai Paesi NATO, e Meloni sa bene che un incremento delle risorse da destinare alla difesa – fino all’obiettivo del 2% del PIL – richiederebbe all’Italia di investire tra i dieci e gli undici miliardi in più ogni anno, una cifra enorme in un contesto economico già fragile. Non a caso, Guido Crosetto ha anticipato la necessità di un maggior impegno da parte dell’Europa per la propria sicurezza, un monito che spinge Meloni a cercare nuove soluzioni in seno alla difesa europea comune.
europa e difesa comune: meloni verso una svolta necessaria
Se in passato il progetto di una difesa europea comune poteva sembrare lontano per una premier di orientamento sovranista, oggi rappresenta una soluzione necessaria per evitare una crisi economica e di sicurezza. Palazzo Chigi potrebbe insistere affinché l’Europa si mobiliti verso una maggiore autonomia in materia di difesa, spinta dalla pressione americana. Anche se questa scelta comporta compromessi con Bruxelles e con il suo alleato Ursula von der Leyen, Meloni potrebbe trovare in un’integrazione difensiva europea il supporto necessario per bilanciare le richieste di Trump.
l’incognita ucraina: il nodo dei rapporti con l’europa e trump
Un’altra questione critica riguarda l’Ucraina. Finora Meloni ha sostenuto Kiev, mantenendo la linea di appoggio all’Ucraina nonostante le divisioni interne e le critiche di parte del suo stesso elettorato. Tuttavia, la posizione di Trump, che è stato esplicito sul suo disinteresse per una difesa incondizionata di Kiev, mette Meloni di fronte a una difficile scelta. Qualora l’Europa dovesse continuare a sostenere l’Ucraina, la premier italiana si troverebbe nella complicata situazione di dover scegliere tra la solidarietà europea e il mantenimento di buoni rapporti con l’amministrazione statunitense. Una decisione che potrebbe comportare gravi ripercussioni sia sul piano interno sia su quello internazionale.
un gioco di equilibri per meloni in un contesto sempre più complesso
In questo scenario, Meloni potrebbe tentare di ritagliarsi il ruolo di ponte tra Europa e Trump, sfruttando la relazione costruita con la Casa Bianca negli ultimi anni e il suo posizionamento in Europa. Tuttavia, la sfida è complessa e carica di rischi: riuscire a mantenere un equilibrio tra le pressioni interne, le aspettative dell’Europa e le richieste di Trump sarà fondamentale per la premier italiana. In un clima di tensione crescente, Meloni dovrà navigare con attenzione, consapevole che ogni decisione peserà non solo sul futuro dell’Italia, ma anche sulla stabilità dei rapporti internazionali.