Vai al contenuto

Depistaggi via D’Amelio, l’accusa per i 4 poliziotti è pesantissima: “Agito in malafede”

Pubblicato: 07/11/2024 18:44

Il pm Maurizio Bonaccorso ha chiesto, al termine dell’udienza preliminare che si è svolta oggi a Caltanissetta, il rinvio a giudizio per quattro poliziotti, Giuseppe Di Gangi, Vincenzo Maniscaldi, Angelo Tedesco e Maurizio Zerilli per il reato di depistaggio. Il caso che coinvolge i quattro agenti del Gruppo investigativo “Falcone e Borsellino” si concentra sulle accuse di depistaggio nelle indagini della strage di via D’Amelio, dove il giudice Paolo Borsellino fu assassinato nel 1992 insieme a cinque agenti di scorta.

La Procura di Caltanissetta li accusa di aver agito “in malafede” e di aver reso “false dichiarazioni” per inquinare le prove e ostacolare la ricerca della verità. L’accusa sostiene che i quattro abbiano deliberatamente manipolato le indagini, soprattutto nei processi precedenti al quarto troncone del caso, dove furono svelate le menzogne ​​su Vincenzo Scarantino, un falso pentito indotto a confessare di aver partecipazione alla strage.

“Agli imputati vengono contestate una serie di condotte che si concretizzano in false dichiarazioni e reticenze, secondo l’impostazione accusatorie mascherate da ‘non ricordo’. A parte dei singoli casi di false dichiarazioni e reticenze che si sono pubblicate a episodi specifici, singoli, ad esempio quella è la falsa dichiarazione di Di Gangi a proposito della pistola puntata a Vincenzo Scarantino, quando ci fu la famosa colluttazione dopo la ritrattazione televisiva, tutte la altre false dichiarazioni, tutte le altre reticenze mascherate da ‘non ricordo’ si sono diffuse a momenti scuri dell’attività investigativa del Gruppo Falcone e Borsellino che, secondo la tesi accusatoria, rappresentano dei momenti fondamentali nell’attività di inquinamento probatorio”, dice.

“Avete visto che stavano creando il mostro e avete taciuto. Poi, quando finalmente l’impostura si è disvelata, dovevate darci una mano. Dovevate dirci quello che avete visto, quello che i vostri colleghi hanno commesso. Alcuni hanno mentito in maniera spudorata. Abbiamo assistito a momenti in cui avete umiliato i vostri colleghi, la memoria dei vostri colleghi”. Queste le parole, rivolgendosi direttamente ai 4 poliziotti, utilizzate dall’avvocato Fabio Trizzino, legale dei figli del giudice Paolo Borsellino con l’avvocato Vincenzo Greco. “Chi ha partorito il depistaggio lo ha fatto nel momento in cui ha deciso di accelerare la strage”, ha proseguito il legale.

“L’agenda rossa non l’hanno presa né Zerilli né Di Gangi o Maniscaldi. E’ stata fatta sparire da chi aveva da temere qualcosa. Però non ci avete aiutato, ci avete umiliato. E questo a mio giudizio è grave. Vi siete accorti e avete coperto”. In particolare, secondo Trizzino, il depistaggio “è iniziato alle 17 del 19 luglio 1992. Loro sono stati chiamati a fare parte di un abominio. Ciascuno è entrato, ha fatto il suo. Siccome sono validi poliziotti, sono convinto che si sono resi conto di quello che stava accadendo. Hanno in un primo momento taciuto, durante il primo, secondo e terzo dibattimento. In qualche modo è comprensibile il loro atteggiamento”, ha poi concluso.

Il caso si complica ulteriormente con la questione della responsabilità civile, in cui si discute il coinvolgimento della Presidenza del Consiglio e del Ministero dell’Interno. L’Avvocatura dello Stato ha chiesto l’esclusione di responsabilità civile del governo e del Ministero dell’Interno, ma il giudice per le udienze preliminari, David Salvucci, ha invece confermato che entrambe le istituzioni restano citate come responsabilità civili, avendo avallato il lavoro del gruppo investigativo sotto la supervisione della Procura. Sono state, invece, rigettate tutte le altre richieste avanzate di costituzione come parte civile dai parenti delle vittime della strage di via D’Amelio, dal poliziotto Antonio Vullo, l’unico superstite della strage, e da Salvatore Borsellino, fratello del giudice.

La prossima udienza è fissata per il 13 novembre, con il possibile rinvio a giudizio dei quattro imputati per depistaggio.

Continua a leggere su TheSocialPost.it

Hai scelto di non accettare i cookie

Tuttavia, la pubblicità mirata è un modo per sostenere il lavoro della nostra redazione, che si impegna a fornirvi ogni giorno informazioni di qualità. Accettando i cookie, sarai in grado di accedere ai contenuti e alle funzioni gratuite offerte dal nostro sito.

oppure