La Germania sprofonda in una crisi con pochi precedenti, che investe l’economia nel suo complesso e ora anche la stabilità della politica. I problemi economici del colosso tedesco riguardano direttamente tutta Europa, perché le ripercussioni sugli altri Paesi sono sia dirette, con la chiusura di impianti anche all’estero, sia indirette, con le conseguenze dell’indebolimento di quello che era il “motore” dell’Unione che sono destinate a farsi sentire.
Ora, anche coalizione di governo in Germania è a un punto critico. L’opposizione conservatrice, rappresentata dalla Cdu, ha chiesto al cancelliere socialdemocratico Olaf Scholz di affrontare un voto di fiducia in parlamento al più tardi entro la prossima settimana. La richiesta arriva dopo la rottura della coalizione tripartita composta da socialdemocratici (Spd), verdi e liberali della Fdp.
La dichiarazione di Friedrich Merz
Friedrich Merz, leader della Cdu, ha dichiarato che la coalizione “è fallita” in seguito a una riunione del gruppo parlamentare conservatore tenutasi a Berlino. Merz ha sottolineato la necessità di affrontare la crisi di governo senza indugi, e ha espresso sfiducia nelle possibilità di recupero della coalizione attuale.
La posizione di Scholz
Il cancelliere Scholz, dal canto suo, aveva indicato metà gennaio come il periodo ideale per sottoporre il suo mandato al voto dei deputati, aprendo eventualmente la strada a elezioni anticipate. Visto il precipitare della situazione, però, l’opposizione spinge per accelerare il processo, insistendo su un voto di fiducia immediato che permetta di anticipare le elezioni per affrontare l’incertezza politica e restituire stabilità al Paese.
Una soluzione che, dopo quello che è successo nelle ultime settimane, appare una logica conseguenza, vista anche la debolezza e lo scarso apprezzamento popolare che caratterizza l’operato di Scholz. Restano le preoccupazioni dei partiti maggiori per la risposta dell’elettorato, con il partito di ultradestra dell’Afd che quasi certamente raccoglierà consensi tra i cittadini scontenti e preoccupati. Così come la nuova sinistra sovranista e anti Europea.