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Pogrom e francobolli, perché è giusto ricordare e non cancellare

Pubblicato: 08/11/2024 20:52

Nel centenario della morte merita un francobollo commemorativo Maffeo Pantaleoni (1857-1924). “Chi era costui?” si chiedono gli italiani ignari. Noto ormai solo agli storici dell’economia, il suo nome è tornato in auge grazie alla protesta politica di esponenti dell’opposizione. “Mai un francobollo per un antisemita”, si è gridato. Uno scandalo. Con questo criterio, troppe personalità del passato dovrebbero essere cancellate. Al rogo i francobolli, via le strade, le statue, le targhe. Si potrebbe costituire una commissione parlamentare con il compito di indagare sugli antisemiti, magari soppesando ogni riga, per capire se il sospetto antisemita lo sia stato sul serio oppure le sue fossero solo “battute”. Sarebbe una ecatombe.

Per quanto mi riguarda, sono contrario a cambiare il nome delle strade intitolate ai firmatari del cosiddetto manifesto della razza del 1938. Bisogna anzi che restino, a futura memoria. Basta aggiungere sotto nome e titoli “Firmo’ il manifesto…” Perché si ricordi quel che è stato il manifesto “degli scienziati”, e la colpa di chi si prestò a scrivere quel decalogo di follie per conto di Mussolini.

Ma come la mettiamo con gli antisemiti pre-fascisti? A quelli del dopoguerra, morto il fascismo, consapevoli della Shoah, possiamo – anzi, dobbiamo – non dedicare un francobollo o una strada. Anche se in tanti fanno spallucce. Ma con quelli di fine Ottocento e primi Novecento? E così torniamo al Maffeo Pantaleoni da Frascati. Economista. Uno dei più grandi della sua epoca. Professore universitario e rettore nell’Italia mo archi a e liberale. Direttore del Giornale degli economistiMassone del Grande Oriente d’Italia. Deputato del Regno, radicale eletto a Macerata per la Sinistra Storica estrema. Teorico del liberismo economico, contrario al corporativismo. Nemico di Crispi e di Giolitti. Interventista nella guerra Italo-Turca e nella Grande Guerra. Nazionalista dal 1910. Ministro delle finanze della Reggenza del Carnaro, per soli tre mesi. Litigare con D’Annunzio non doveva essere facile. Con l’Associazione Nazionalista confluisce nel PNF. Di Mussolini diceva non non voleva collaboratori ma solo caporali. E Maffeo Pantaleoni non era un caporale. Senatore per nomina Regia nel 1923. Muore il 29 ottobre 1924. Di qui il centenario.

Fu antisemita? Assolutamente si. Almeno in senso politico. “Dal 1920 […] – ricorda Antonio Bianco nella sua nota biografica per la Treccani (2014) – interpretò la ‘vittoria mutilata’ come esito di una congiura ebraica volta al dominio delle nazioni con le armi della propaganda bolscevica e della finanza internazionale”. D’Annunzio, che coniò il mito della “mutilazione”, non la pensava così. Invece Pantaleoni aiutò l’ex prete Giovanni Preziosi, seguace del modernista scomunicato Romolo Murri, a pubblicare, benché ne fosse ormai nota la falsità, i Protocolli dei Savi Anziani di Sion. Ma Preziosi fu un teorico dell’antisemitismo e plaudì alle leggi razziali. Durante la Rsi avrebbe voluto persecuzioni antisemite ancor più drammatiche di quelle che ci furono. Andò a cercare il sostegno di Hitler. L’avrebbe fatto Pantaleoni? Il processo postumo alle intenzioni ha un senso?

E allora si torna all’antisemitismo di tanti intellettuali dell’epoca pre-fascista. Non sto qui a farne un elenco. E’ lunghissimo. Antisemitismo traversale alle fedi politiche e culturali. La storia è complessa e gonfia di paradossi. Nell’Associazione  nazionalista militavano molti ebrei e molti antisemiti. Così come nel primo fascismo. Di antisemiti era pieno il Partito Popolare (e si spiega con l’antigiudaismo religioso). E anche il Partito Socialista (e si spiega con la teoria di Karl Marx: “L’emancipazione sociale dell’ebreo è l’emancipazione della società dal giudaismo”, 1843). Il 29 marzo 1948 il Re di Sardegna Carlo Alberto di Savoia  “concesse” i diritti civili agli ebrei. Non chiese loro di convertirsi. Il suo discendente Vittorio Emanuele III firmò le leggi razziali. Ricordare, tutto, è indispensabile. Per capire. Per prevenire. In quel parterre Pantaleoni fu, onestamente, un dilettante. Sgradevole, molto, come tutti. Ma dilettante.

Al di là del suo essere un grande economista, è stato anche un agitatore politico.  Nel 1891 Leone Wollemborg, deputato ed economista padovano, ebreo, liberale, fu per pochi mesi ministro delle Finanze. Scopre gli intrighi della Banca Romana. Si fida di Pantaleoni. Gli consegna i documenti perché diventino pubblici. Pantaleoni ne parla con il deputato di estrema sinistra Napoleone Colajanni. Lo scandalo doveva scoppiare. E scoppiò.

Almeno per questo, Maffeo Pantaleoni merita un francobollo. Non si ispira certo a lui l’antisemitismo sempre più diffuso nell’Europa di oggi. L’orrendo pogrom di Amsterdam non porta la sua firma.

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