La globalizzazione ha trovato in questi anni di guerra e di elezioni il suo Cesare Augusto. Crollano le repubbliche pseudo democratiche, gli eserciti subappaltano tutto, la NASA non c’è più, è tutto veloce, sintetico, simbologico, basta un cinguettio et voilà. Il nuovo imperatore che controlla il mondo, che parla, e vende, a tutti da Trump a Putin, dalla Meloni in Europa ai leader dei mondi emergenti è uno solo, l’imperatore globale che copre il mondo, Elon Musk.
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La vittoria di Trump è percepita come la sua vittoria, trasformando la ex potenza statunitense nella più grande provincia del suo impero. Il dollaro ancora esiste ma presto ci attendiamo una crypto Tesla con il suo volto, come le antiche effigi di Augusto sui sesterzi romani, che sostituisca il modello finanziario mondiale su cui si stabiliscono gli scambi e le quotazioni delle borse internazionali. Per ora solo l’autocratica Cina sembra resistere all’impero. Taiwan, ed il suo controllo sulla tecnologia, sarà il banco di prova del nuovo mondo e delle sue prove di forza, archiviati gli ucraini e i palestinesi.
Tesla avvolgendo il mondo con i suoi satelliti ha di fatto il controllo di tutti i codici di informazione e trasmissione dei soggetti che usufruiscono dei suoi servizi. Per ora non costruisce armi, ma lo potrebbe fare, con l’enorme patrimonio finanziario, fondato su un enorme leverage immaginifico del futuro, ci vorrebbero pochi anni, pochissimi. Passare da Starlink a Star Wars è un attimo. Venendo dal Sudafrica bianco dell’apartheid, le sue idee politiche sono chiare, a cui lui aggiunge una vena di follia che lo fa essere trendy e non cringe, come dicono oggi, per le nuove generazioni. È pure chiara la sua capacità fulminea di localizzare e delocalizzare, di ipersonica modalità di lavoro, ipermoderna ma antica sul piano dei diritti. Lui è la più grossa scommessa, scoperta del nuovo millennio. Il Buco Nero della Storia.