La regina Elisabetta, famosa per il suo riserbo e la sua diplomazia, nascondeva un astio profondo nei confronti di Boris Johnson, almeno stando alle rivelazioni di Tim Shipman, giornalista di spicco del Sunday Times. Nel suo libro Out, che sarà pubblicato nei prossimi giorni, Shipman racconta dettagli inediti e scottanti sulla monarchia e la politica britannica, svelando aspetti del legame tra la sovrana e il controverso primo ministro.
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Un’osservazione che ha già fatto scandalo riguarda l’ultimo incontro tra Elisabetta II e Boris Johnson, avvenuto appena due giorni prima della morte della regina, il 8 settembre 2022. Secondo le testimonianze raccolte da Shipman, la sovrana avrebbe detto a un suo collaboratore, con un sorriso sarcastico: “Almeno non sarà quell’idiota di Boris Johnson a organizzare il mio funerale”. Un’uscita che, pur nella sua leggerezza, rivela la scarsa stima della regina nei confronti di Johnson, che aveva appena rassegnato le dimissioni, sostituito da Liz Truss.
Questa rivelazione si aggiunge ad altre precedenti dichiarazioni della regina. Nel novembre del 2019, infatti, Elisabetta II aveva definito Boris Johnson “uno che starebbe meglio su un palco, invece di fare politica”, un chiaro riferimento alla sua personalità teatrale e alla sua gestione della politica britannica, in particolare durante la crisi della Brexit.
Lo scandalo della prorogation
Nel suo libro, Shipman racconta anche un altro retroscena, risalente al periodo in cui Johnson decise di sospendere il Parlamento per convocare nuove elezioni, una mossa che creò non poche tensioni tra il primo ministro e la monarchia. La regina, secondo la ricostruzione, non solo non condivise la scelta, ma l’allora principe Carlo si rivelò furioso per questa decisione, giudicata poco rispettosa delle tradizioni istituzionali. La Corte Suprema britannica, infatti, dichiarò la sospensione del Parlamento incostituzionale pochi mesi dopo.
Un episodio curioso è quello che riguarda la modalità con cui Johnson avrebbe gestito il vertice che portò alla prorogation. Secondo Shipman, Boris si sarebbe presentato in bermuda, appena tornato da una partita di tennis, dimostrando un atteggiamento decisamente poco formale e inappropriato per una questione così grave.
Partygate: la vendetta di Dominic Cummings
Un altro capitolo del libro riguarda lo scandalo Partygate, che travolse Boris Johnson nel 2020. Secondo Shipman, a far esplodere il caso sarebbe stato Dominic Cummings, l’ex consigliere del primo ministro, che per anni aveva avuto accesso privilegiato alle informazioni interne del governo. Fu proprio Cummings a mostrare a una giornalista del Mirror il video che riprendeva Allegra Stratton, responsabile delle comunicazioni del governo, deridendo le misure anti-Covid adottate a Downing Street. Un gesto che avrebbe portato alla caduta del premier.
Il clima tra Johnson e Cummings divenne sempre più teso, con l’ex consigliere che decise di vendicarsi dopo essere stato estromesso dal governo. La lite tra i due nel 2020 sarebbe culminata in un acceso scambio di parole, con Boris Johnson che avrebbe urlato: “Mi minacci?” e Cummings che rispose senza mezzi termini: “Sì, cazzo, puoi dirlo forte”. Un episodio che avrebbe segnato la fine di un’alleanza, ma che, soprattutto, avrebbe avuto conseguenze politiche devastanti per Johnson.