La pistola trovata per caso sotto una macchina, il colpo partito per sbaglio: così Renato Caiafa, 19 anni, ha ammesso di aver ucciso Arcangelo Correra, 18 anni. I due non sarebbero, come riferito inizialmente, cugini, ma amici e parenti alla lontana. La tragica vicenda che ha coinvolto i due giovani ha scosso profondamente la comunità di Forcella e ha riportato a galla una serie di dolorosi episodi che hanno segnato la famiglia Caiafa. Anna Elia, madre di Renato, in un’intervista a Fanpage.it, ha raccontato la sofferenza che vive, non solo per il figlio in carcere, ma soprattutto per la morte del giovane Correra, che considerava come un secondo figlio.
La donna ha spiegato che Renato, in Questura, le ha chiesto di chiedere perdono alla madre di Arcangelo: “Mamma, dici ad Antonella di perdonarmi”. Anche se ciò che è successo resta confuso e descritto dagli inquirenti come un “gioco finito male” o un “colpo partito per errore”, Anna non si capacita di come suo figlio sia arrivato a trovarsi in una simile situazione. “Erano come due fratelli“, spiega la mamma del 19enne. “Voglio chiedere scusa ad Antonella. Come ho io un dolore, lo ha anche lei”. Alla domanda se avesse mai pensato che sarebbe potuta succedere una cosa del genere, sembra non avere dubbi: “No, questo no”.
La famiglia Caiafa ha già vissuto due lutti tragici: il fratello di Renato, Luigi, è morto a soli 17 anni durante una rapina in cui è stato colpito da un poliziotto; il padre, Ciro Caiafa, è stato assassinato mentre si faceva tatuare a Forcella. La madre di Renato ha deciso di lasciare il quartiere per rispetto della famiglia di Arcangelo, cercando di evitare ulteriori tensioni per entrambi i nuclei familiari.
Quello di Arcangelo Correra è il terzo omicidio a Napoli e provincia in poco più di due settimane. “Siamo in guerra. E in contesti del genere occorre schierare l’esercito”, sostiene Emilia Galante Sorrentino, sostituto procuratore presso il Tribunale per i Minorenni. “Purtroppo, a malincuore lo dico, la città va blindata con forze dell’ordine ed esercito e non solo fino alle 24:00, perché dopo quell’ora la strada resta alla mercé di delinquenti. E poi occorrono telecamere ovunque perché vi sono diritti primari da tutelare rispetto a quello che può essere il diritto alla privacy”.