Una condanna a 24 anni di reclusione per Zakaria Atqaoui, che nel mese di luglio del 2023 uccise l’ex fidanzata di 20 anni Sofia Castelli sorprendendola in casa a Cologno Monzese. Secondo la ricostruzione dei fatti, Atqaoui si sarebbe introdotto nell’appartamento e nascosto per ore, con l’intento di attendere Sofia al suo ritorno a casa per poi ucciderla mentre dormiva. La famiglia, in particolare, esprime indignazione per il mancato riconoscimento dell’ergastolo, sostenendo che la premeditazione e le aggravanti non siano state adeguatamente considerate nel determinare la condanna.
Nella camera a fianco dormiva l’amica di Sofia, Aurora: non ha sentito nulla, si è accorta la mattina di quello che era successo. Ripercorrendo i giorni prima Aurora ha sempre precisato: “Nelle ultime settimane era diventato più ossessivo del solito, ma nulla che ci facesse preoccupare”.
La madre di Sofia, intervistata a Storie italiane, ha raccontato dettagli che mostrano il comportamento ossessivo e manipolatore di Atqaoui nei giorni precedenti l’omicidio, inclusa la visita “di scusa” con una torta e il tentativo di restare vicino alla ragazza nonostante la fine della loro relazione. “Sofia gli ripeteva di tornare il lunedì successivo quando saremmo tornati noi. Ma lui il 28 si fa trovare alla porta e lei gli apre con la scusa di mangiare una fetta di torta insieme. Devono aver discusso. C’era anche l’amica di Sofia, erano in cucina. Lui se ne va arrabbiato. Nessuna delle ragazze lo segue e lui uscendo afferra le chiavi”.
Poi la tragedia: “Quella notte, mentre Sofia era fuori, è arrivato in casa, ha indossato i vestiti di mio figlio. Ha tolto i suoi e li ha messi nel mio armadio. Lo so perché li ho trovati io. E c’era tutta la sua roba, il marsupio e il cappellino…Lui si era nascosto nell’armadio con un coltello ma non l’ha ritenuto idoneo perché la punta era smussata e allora è andato in cucina e ne ha preso un altro. È stato lì per ore, ha atteso che Sofia arrivasse con l’amica, che si addormentasse….per poi ucciderla nel sonno”.
Adesso, l’attenzione è rivolta al processo di appello, dove si discuterà il ricorso contro la condanna e si valuteranno nuovamente le aggravanti. La famiglia di Sofia spera che la pena possa essere rivista. “Era una ragazza piena di vita e di energia. Era tosta, molto determinata. Era il collante della famiglia, non si perdeva mai un appuntamento con noi. Un’assenza incolmabile”.