Londra. Justin Welby, l’arcivescovo di Canterbury e massimo rappresentante della Chiesa anglicana dopo il re, si è dimesso a causa di uno scandalo di abusi sessuali che scuote la Chiesa d’Inghilterra. Welby, in carica dal 2013, inizialmente aveva respinto le accuse, dichiarando: “Non mi sono mai arrivati sospetti di quel genere, e quindi non mi dimetto”. Ma la pressione è aumentata, e ieri ha annunciato le dimissioni.
Le accuse e il caso John Smyth
Al centro della vicenda c’è John Smyth, avvocato e amico di Welby, accusato di abusi sessuali e violenze fisiche su minori tra gli anni Settanta e Ottanta. Smyth, che gestiva campi giovanili della Chiesa, avrebbe abusato di un centinaio di ragazzi in Inghilterra e poi, trasferitosi in Africa, avrebbe ripetuto le stesse atrocità fino alla sua morte, avvenuta nel 2018. Nel 2017 un’inchiesta di Channel 4 aveva fatto luce su queste accuse, ma la denuncia alla polizia inglese era arrivata solo nel 2013, quando Smyth già risiedeva in Zimbabwe e, successivamente, in Sudafrica.
Secondo le testimonianze, Smyth infliggeva pesanti punizioni corporali e abusi sessuali alle vittime, con una crudeltà inaudita: avrebbe frustato otto bambini per un totale di 14mila colpi e percosso altri due con altre migliaia di frustate. Nonostante tutto questo, nessuna autorità ha mai incriminato Smyth, lasciandogli campo libero per continuare i suoi abusi lontano dal Regno Unito.
Le responsabilità di Welby
Le accuse principali contro Welby derivano da un report indipendente, pubblicato dal legale Keith Makin, secondo cui la Chiesa anglicana era a conoscenza dei crimini di Smyth fin dal 2013. Tuttavia, nessuno ha mai denunciato l’uomo né in Inghilterra né in Africa. Secondo il rapporto, se la Chiesa avesse agito per tempo, Smyth avrebbe risposto alla giustizia e non avrebbe continuato le sue atrocità altrove. L’inchiesta punta il dito proprio contro le alte sfere della Chiesa, e Welby, in qualità di arcivescovo, avrebbe saputo dei fatti senza intervenire.
L’intervento della vescova di Newcastle
La vescova di Newcastle, Helen-Ann Hartley, è stata tra i primi a chiedere pubblicamente le dimissioni di Welby: “Possiamo davvero credere che a capo della Chiesa ci sia qualcuno che ci faccia sentire al sicuro? Non credo. Le sue dimissioni rappresenterebbero un segnale chiaro per il futuro”. Questa dichiarazione ha trovato un vasto consenso, e oggi il caso campeggia su tutte le principali testate inglesi.
Le dichiarazioni di Welby e le dimissioni
Dopo lo scoop di Channel 4 nel 2017, Welby aveva dichiarato di non essere “assolutamente a conoscenza di questi fatti orrendi” e che, se avesse saputo, si sarebbe “certamente attivato”. Tuttavia, il report indipendente afferma che le più alte cariche della Chiesa, Welby incluso, conoscevano i dettagli sugli abusi già da anni.
Welby ha anche dovuto fare i conti con la sua passata amicizia con Smyth. I due hanno mantenuto rapporti stretti per anni, e l’arcivescovo ha sempre dichiarato di non avere mai sospettato dei crimini dell’amico. Ma questa vicinanza ha scatenato ancora di più le critiche, con molti che ora vedono un legame tra la sua posizione e la mancata denuncia di Smyth.