«Buongiorno, desideriamo informarvi che gli israeliani, in quanto responsabili di genocidio, non sono benvenuti nella nostra struttura. Pertanto, se decidete di cancellare la vostra prenotazione, saremo felici di offrirvi la cancellazione gratuita». Questo è il messaggio inviato da Patrick Ongaro, proprietario dell’Hotel Garnì Ongaro di Selva di Cadore, a una coppia proveniente da Tel Aviv, la quale aveva riservato e pagato due notti presso l’albergo bellunese per i primi giorni di novembre, tramite Booking. Il messaggio ha raggiunto i clienti alla vigilia della partenza per l’Italia. Successivamente, sebbene non ci siano conferme ufficiali, l’albergatore avrebbe contattato telefonicamente la coppia, intensificando l’invito a non presentarsi, con un avvertimento più diretto: «Non venite qui…».
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La notizia è diventata di pubblico dominio dopo che Dario Calimani, presidente della comunità ebraica di Venezia, ha condiviso il messaggio sui social, generando un’ondata di commenti carichi di emozioni contrastanti: dalla tristezza all’indignazione, fino a richieste di denuncia. Attualmente, Patrick Ongaro ha disattivato il suo profilo Facebook e non risponde alle chiamate. Tuttavia, le reazioni continuano a moltiplicarsi. «Quello che è successo a Selva di Cadore – commenta Stefano Casali, avvocato e consigliere regionale di Fratelli d’Italia, legato alle comunità italo-israeliane di Verona e del Veneto – rappresenta un evento molto grave e preoccupante, che rispecchia un atteggiamento discriminatorio nei confronti delle persone, basato su nazionalità o religione. Purtroppo, in tutta Europa si registrano episodi sempre più frequenti di intolleranza antisemitica, per i quali non deve esserci tolleranza».
Va precisato che, al momento, Casali non rappresenta la coppia di Tel Aviv e non è stata presentata alcuna denuncia formale da loro. Tuttavia, è probabile che una querela possa essere intrapresa nei prossimi giorni. Nel frattempo, la questione ha suscitato grande attenzione. «Non si devono confondere i popoli con i loro governi e gli errori degli Stati. Questo vale per gli israeliani come per i palestinesi», afferma Roberto Ciambetti. «Nessuno confonde il popolo afghano con i Talebani, né il popolo iraniano con l’oscurantismo degli ayatollah. Qui a Venezia ho avuto l’onore di incontrare Shimon Peres, un uomo che credeva nella pace e nel dialogo tra israeliani e palestinesi: il suo obiettivo di due Stati rimane, a mio avviso, l’unico percorribile. Dobbiamo lavorare per raggiungere questo traguardo e non credo che l’atteggiamento di esclusione riservato ai turisti israeliani sia un approccio adeguato: ritengo sbagliata la scelta dei gestori dell’hotel».
Ciambetti conclude esortando a «non identificare questi gestori con l’accoglienza e l’ospitalità di Selva di Cadore e del Veneto, che sono di ben altra natura». Anche Silvia Cestaro, ex sindaco di Selva di Cadore e attuale consigliere regionale per la lista di Luca Zaia, esprime rammarico: «Selva ha sempre accolto visitatori da entrambe le parti del conflitto israelo-palestinese». C’è profondo dispiacere per questo «episodio estremamente grave», afferma Cestaro. Il presidente di Federalberghi Belluno-Dolomiti, Walter De Cassan, ha anche manifestato il suo scontento, riservandosi di rilasciare una dichiarazione scritta.