Bologna, 9 novembre, tre agenti feriti. Torino, 15 novembre, quindici agenti feriti. A Bologna i cosiddetti “centri sociali”. A Torino studenti medi e universitari, in piazza contro il governo e, sussidiaramente, contro Israele. In prima fila, non solo a Torino ma ovunque, l’Unione degli studenti, dichiaratamente di sinistra. Nel mirino la riforma della scuola ma non solo. Oggi sarebbe il “No Meloni Day”. Tanti, nei cortei. Tanti ma non la maggioranza degli studenti. Come sempre, peraltro. Piuttosto una minoranza rumorosa che non disdegna la violenza.
In democrazia è legittimo criticare, protestare, sempre. L’ho fatto anch’io, da studente. Anche se non ricordo perché. Ricordo invece che ministro della Pubblica Istruzione era Mario Ferrari Aggradi, successore di Fiorentino Sullo. Poi toccherà a Riccardo Misasi. All’epoca i ministri duravano veramente poco, nel litigioso declinare del centrosinistra. Credo fosse il 4 marzo 1969 quando mi ritrovai a protestare a Trastevere, davanti al ministero.
La libertà di protestare, criticare, manifestare, e’ sempre legittimo, è il sale della democrazia. Non è invece legittima la violenza. Non è legittimo aggredire le forze dell’ordine. Questo accade, tuttavia. E si torna a respirare un clima da anni Sessanta/Settanta. Un pessimo clima.
Il primo marzo 1968 si era consumata a Roma la “battaglia di Valle Giulia”. Studenti di sinistra, e non solo, contro la Celere, davanti alla Facoltà di Architettura, che si stava sgombrando da lunga occupazione. In piazza c’erano anche, minoritari, militanti di Avanguardia Nazionale, condannati dalla destra. Ma c’era, soprattutto, il Movimento Studentesco, difeso dal PCI.
Una difesa che non piacque a Pier Paolo Pasolini. Perché il Movimento Studentesco era composto essenzialmente da studenti figli della borghesia. Questione complessa. Che spinge il poeta a scrivere: “Quando ieri a Valle Giulia avete fatto a botte coi poliziotti io simpatizzavo coi poliziotti! Perché i poliziotti sono figli di poveri”.
Il PCI non esiste più. E neppure la Celere. La violenza rimane, contro le forze dell’ordine, contro chi lavora per garantire la sicurezza dei cittadini.
Il mondo è cambiato, il clima meno, anzi riemerge. La segretaria del PD Elly Schlein oggi, forse anche grazie a Pasolini, può esprimere <solidarietà e vicinanza agli agenti delle forze dell’ordine feriti dai fumi urticanti di un ordigno artigianale a Torino. Il diritto alla protesta, a manifestare e a scioperare non può e non deve mai essere confuso con l’aggressione violenta nei confronti di nessuno>. Ma non manca di precisare che <La violenza è intollerabile, così come la strumentalizzazione politica della violenza che non dovrebbe fare nessuno, in particolare modo chi ha responsabilità di governo>. Violenza e critica della violenza sullo stesso piano. Un equilibrismo dialettico che sembra mascherare un retropensiero. Gli studenti non sono più solo figli della borghesia. I poliziotti restano, però, figli di poveri.
Quanto ai ProPal, chissà se la Schlein ricorda la posizione presa dal PCI nella “guerra dei sei giorni” del 1967, quando Israele riuscì ad anticipare di un attimo l’invasione programmata dalla coalizione araba guidata dall’Egitto di Nasser, con il consenso dell’Unione Sovietica. Chissà.