Se tutti fossero come gli emiliano romagnoli, laboriosi, orgogliosi, valoriali, civili e allegri, gli italiani sarebbero migliori. Ci sono le alluvioni, le esondazioni, e fin dai tempi dei film di Peppone e Don Camillo tratti dei libri di Guareschi ci si rimbocca le maniche e si lavora, testa bassa e prosciutto di Parma, proteine e calcio dal formaggio più famoso del mondo, ma soprattutto motori da invidia globale che spingono questa terra.
Gli emiliani sono orgogliosi, sono comunitari prima di comunisti, ci tengono alla loro identità e non si fanno irretire da logiche altre, da dinamiche nazionali. Anzi, per quanto riguarda il centrosinistra, loro sono la classe dirigenti, la segretaria ed il presidente del PD vengono da qui, e fuori di qui che non c’è identità e senso comune. Solo che questa identità è peculiare, estremamente particolare, difficilmente riproducibile su scale differenti.
Vi sembra facile trovare un popolo serio ma anche allegro, benestante ma anche solidale, capace di virtuosi servizi pubblici ed eccellenze private, con brand mondiali come la Ferrari e una conglomerata come Lega Coop, che qui ha storia e radici che rappresenta il 3% del PIL del Paese. Essere emiliani, ripetere questo puzzle unico di competenze e territorio, è un miracolo. Quello che gli emiliani Schlein e Bonaccini non riescono ad estendere al resto dell’Italia, soprattutto al Sud. De Pascale, ex sindaco ormai di Ravenna, terra di Teodorico, è il nuovo Presidente della Regione, con un centrodestra folcloristico a questo parallelo. Il va pensiero non è stato leghista ma verdiana, e qui ha cantato più di Bella Ciao.