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Ercolano, la tragedia di Samuel, il papà 18enne morto nell’esplosione. La giovane compagna: “Voglio giustizia”

Pubblicato: 20/11/2024 09:02

Samuel Tafciu aveva appena 18 anni, un futuro davanti e una famiglia da costruire. È morto mentre lavorava in una fabbrica abusiva di fuochi d’artificio a Ercolano, lasciando una compagna, Rosita, di 17 anni, e una bambina di pochi mesi. Una vita spezzata per 30 euro al giorno.
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Rosita: “Voglio giustizia per Samuel”

La compagna 17enne di Samuel, Rosita, racconta il suo dolore con parole che fanno male: «Samuel è morto come un animale. Come farò a spiegare a nostra figlia che suo padre è morto così? Voglio giustizia». Le sue parole sono un grido che chiama a rispondere un’intera comunità.

Samuel era in Italia da quasi dieci anni, di origini albanesi, ma ormai si sentiva parte della realtà napoletana. Aveva conosciuto Rosita durante una vacanza. Si erano innamorati subito e avevano progettato una vita insieme. Avevano già deciso di sposarsi appena diventati maggiorenni. Ora Rosita guarda al futuro con disperazione: «Non ho più speranze. Samuel si è portato via il mio cuore».

Un lavoro pericoloso e senza sicurezza

Samuel aveva fatto diversi lavori, ma da qualche tempo era finito in quella fabbrica illegale. Un posto pericoloso, senza alcuna sicurezza. Aveva raccontato a Rosita che doveva solo mettere le etichette sui fuochi, ma in realtà lavorava con materiali esplosivi. Per una paga di 250 euro a settimana, la sua vita è stata messa a rischio e poi distrutta.

Con lui, nell’esplosione, sono morte anche Sara e Aurora Esposito, due gemelle di 26 anni. Anche loro lavoravano in quella fabbrica, un luogo nascosto dietro la facciata di una normalità apparente.

La fabbrica intestata a una tredicenne

Il luogo della tragedia era intestato a una ragazzina di appena 13 anni. Il vero proprietario è il padre della bambina, un uomo di 38 anni, ora denunciato per omicidio colposo plurimo, disastro colposo e detenzione illecita di materiale esplodente.

Nella fabbrica si producevano i famigerati “Kobra”, candelotti esplosivi estremamente potenti. I carabinieri hanno trovato altre migliaia di pezzi simili nel Casertano. È una macchina clandestina che si mette in moto ogni anno in vista delle feste, ignorando leggi e vite umane.

Un sistema che non tutela i giovani

La tragedia di Samuel non è un caso isolato, ma il risultato di un sistema che lascia giovani come lui senza opportunità e senza protezione. Rosita non nasconde la rabbia: «Lo Stato non ha fatto niente per noi. Cosa posso aspettarmi in una città dove si uccide per un paio di scarpe?».

La Procura di Napoli ha avviato un’inchiesta. Ma giustizia non significa solo punire i responsabili. Significa cambiare un sistema che mette a rischio i più deboli per arricchire chi resta nell’ombra.

Samuel, Sara, Aurora. I loro nomi non possono essere dimenticati. La loro morte deve essere un monito per costruire un futuro diverso, dove nessuno muore per lavorare in condizioni disumane.

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