Il consiglio federale della Lega, che si è svolto nelle stanze del gruppo alla Camera, ha segnato un momento di forte tensione per Matteo Salvini. Le sconfitte elettorali in Umbria ed Emilia-Romagna hanno acuito le divisioni interne al partito, con i big che hanno chiesto maggiore chiarezza sulla leadership regionale e un ritorno ai temi storici del Carroccio. Tra le priorità emerse, la riconferma di un presidente leghista in Veneto e modifiche significative alla manovra economica.
Zaia e il Veneto al centro della scena
Tra gli interventi più incisivi quello di Luca Zaia, presidente del Veneto, che in collegamento ha ribadito la necessità di garantire la leadership leghista nella regione: “Se perdiamo anche il Veneto, qui va tutto a rotoli“. Il segretario Salvini ha assicurato che porterà il tema direttamente alla premier Giorgia Meloni, richiedendo una modifica della legge sul terzo mandato per consentire a Zaia di ricandidarsi. “Chi ha fatto bene andrebbe riconfermato sempre, per il bene della democrazia“, ha dichiarato Salvini, cercando di rafforzare il rapporto con il doge del Carroccio.
Ma le tensioni non si fermano qui. Con Fratelli d’Italia in crescita anche in Veneto, Salvini si trova in una posizione scomoda, diviso tra il tentativo di consolidare il consenso nel Nord e il rischio di cedere terreno a candidati di altri partiti della coalizione.
Manovra e congresso in Lombardia: le sfide di Salvini
Le difficoltà elettorali hanno spinto i dirigenti leghisti a chiedere una maggiore attenzione ai temi storici del partito, come la flat tax, le pensioni e la sicurezza. Salvini ha promesso di premere su Meloni per introdurre misure simboliche nella manovra economica, riconoscendo la necessità di recuperare consensi tra aziende e lavoratori.
Nel frattempo, il via libera al congresso della Lombardia, che porterà alla nomina di Massimiliano Romeo come segretario regionale, segna un ulteriore punto di pressione per il leader leghista. Romeo non è considerato un fedelissimo di Salvini, e la sua nomina potrebbe rappresentare un segnale di autonomia della base lombarda.
Un equilibrio precario
La leadership di Salvini si trova a un bivio. Da un lato, il segretario deve affrontare le pressioni interne di figure forti come Zaia e Fedriga, dall’altro deve far fronte ai crescenti dubbi sulla strategia politica del partito. Il tutto in un contesto di indebolimento personale, amplificato dalla sentenza imminente sul caso OpenArms e dai recenti risultati elettorali deludenti.
L’impegno per garantire un candidato leghista in Veneto e le modifiche alla manovra rappresentano le sue prossime battaglie, ma la strada è in salita. Senza una chiara strategia e risultati concreti, Salvini rischia di perdere il controllo del partito, lasciando spazio a nuove leadership interne pronte a contendersi il futuro del Carroccio.