Matteo Falcinelli, un giovane di 26 anni originario di Spoleto, ha vissuto un’esperienza traumatica che lo segnerà per sempre. Durante la notte tra il 24 e il 25 febbraio scorso, mentre si trovava a Miami per completare gli studi universitari, è stato protagonista di un brutale arresto che ha sconvolto la sua vita. Tutto è iniziato con un gesto innocente: cercare di recuperare dei telefoni smarriti in un locale. La situazione, però, è rapidamente degenerata. Fermato dalla polizia, Matteo è stato ammanettato e incaprettato, un trattamento disumano che ha lasciato cicatrici non solo fisiche, ma soprattutto psicologiche. “Sono sopravvissuto fisicamente, ma dentro di me non è rimasto nulla”, ha raccontato con voce tremante, descrivendo il momento come un incubo che non riesce a dimenticare.
Accuse, messa alla prova e il ritorno in Italia
L’arresto ha avuto conseguenze legali pesanti per Matteo, accusato di oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale per aver, secondo l’accusa, toccato un agente di polizia. Grazie alla messa alla prova, è riuscito a evitare il processo e a tornare in Italia. Tuttavia, il percorso per superare quanto accaduto è ancora lungo. Le immagini dell’arresto, diffuse a livello internazionale, hanno acceso i riflettori sulla vicenda, ma per Matteo non si tratta solo di giustizia mediatica. “Avrebbero potuto arrestarmi senza trattarmi come un animale”, ha detto, sottolineando la sproporzione delle azioni subite.
Una raccolta fondi per ripartire
Tornato in Italia, Matteo ha avviato una raccolta fondi per coprire le spese mediche e legali. I costi, elevati, sono un ulteriore peso su una situazione già drammatica. Con questa iniziativa, Matteo spera non solo di risolvere le difficoltà economiche, ma anche di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla sua storia. “Vorrei dire a quelle persone di pensare un attimo se quello che è successo a me fosse successo a un loro caro”, ha dichiarato con forza, chiedendo giustizia e una riflessione più profonda sul rispetto dei diritti umani.