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A Kiev inverno terribile, cittadini disperati: “Non ce la facciamo più, è un incubo”

Pubblicato: 22/11/2024 10:45
Missili Usa Atacms

Da brividi, denso di amarezza, terrore, stanchezza. Il reportage di Repubblica da Kiev, firmato dall’inviata Laura Lucchini, è straziante. E testimonia della stanchezza di una popolazione allo stremo per una guerra che non solo non finisce mai, e che dopo un momento di speranza per una soluzione diplomatica ha preso una direzione a dir poco inquietante.

Il lancio del “supermissile” e le minacce di Putin di attaccare altri Paesi

Il lancio del “supermissile balistico” russo su Dniepro ha segnato un punto forse di non ritorno, con Putin che ora minaccia direttamente di attaccare i Paesi che forniscono armi a Zelensky. Nessuno al mondo, prima d’ora, aveva usato su un vero campo di battaglia un’arma così potente, in grado – se armata – di trasportare un carico di morte nucleare.

La capitale ucraina si è svegliata sotto una coltre di neve che non nasconde il clima di paura e tensione crescente. Dopo una notte di incessanti allarmi antiaerei, la popolazione fa i conti con una nuova realtà: un missile balistico “sperimentale” si è abbattuto su Dnipro, segnando un drammatico punto di svolta nel conflitto.

“Ecco perché ieri le ambasciate hanno chiuso. Ecco perché questa notte siamo stati tutti di nuovo nei rifugi”, commenta un cittadino, riassumendo il sentimento diffuso di incertezza e timore per un conflitto che sembra sempre più vicino a una pericolosa escalation globale.

Un inverno segnato dal freddo e dalla resilienza

Mentre Kiev cerca di pianificare un simbolico albero di Natale in piazza Santa Sofia, l’amministrazione locale rimane incerta: “Non possiamo ancora commentare“, è la risposta ufficiale. Intanto, i cittadini si adattano alle difficoltà: strade bloccate, deviazioni continue e la costante minaccia di nuovi attacchi.

“È un inverno che inizia con una quantità di allarmi a cui non eravamo più abituati“, racconta Uliana Pashkova, studentessa di Belle Arti, mentre fende la neve. Ma non tutti condividono la stessa rassegnazione: “Non sono stanca, sono arrabbiata“, dice Olya, il cui fratello combatte al fronte.

L’impatto umanitario

Le conseguenze del conflitto sull’Ucraina sono devastanti. Secondo l’International Rescue Committee, 3,7 milioni di persone sono sfollate internamente, affrontando condizioni invernali estreme con temperature che possono scendere fino a -21 gradi. Circa il 25% della popolazione non ha un riscaldamento sufficiente, e più del 60% riferisce danni alle proprie abitazioni.

In questa crisi, emerge il lavoro di ONG come Kyiv Defenders. “Se vivi vicino al fronte in inverno, è meglio che tu non esca senza uno di questi“, spiega Iva Koshova, mostrando un laccio emostatico. La sua organizzazione raccoglie e distribuisce generatori, indumenti termici e scaldamani ai civili e ai soldati, offrendo un supporto fondamentale per resistere alle difficoltà invernali.

La guerra come realtà quotidiana

La neve imbianca anche il monastero di San Michele, dove il presidente Volodymyr Zelensky ha commemorato i caduti nel Giorno della Dignità e Libertà. “Il nostro pazzo vicino ha dimostrato ancora una volta chi è veramente e come disprezza la vita umana“, ha dichiarato, alludendo agli attacchi missilistici.

La popolazione è provata, in molti ne hanno abbastanza e cominciano a dirlo apertamente: “Basta guerra“. Ma è un grido di dolore che sembra destinato a restare inascoltato. L’Ucraina si prepara a un inverno terribile, di resistenza collettiva, in un conflitto che sembra sempre più minacciare la stabilità globale. E ci si chiede se ci sia ancora spazio per la diplomazia.

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