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“Me l’ha ammazzata ma lei è sempre con me”, parla la mamma di Noemi

Pubblicato: 23/11/2024 13:35

Specchia (Lecce) – “Me l’ha ammazzata, ma non me l’ha portata via”, queste le parole di Imma Rizzo, madre di Noemi Durini, la sedicenne uccisa dal fidanzato nel settembre del 2017. Alla vigilia della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, Imma ricorda la figlia e rinnova il suo impegno per evitare che altre donne debbano affrontare lo stesso calvario.

Una tragedia indimenticabile

Noemi fu vittima di un omicidio efferato: picchiata, accoltellata alla nuca e sepolta viva sotto una piramide di pietre. Un dolore senza fine, che sette anni non hanno lenito. “Era un’anima pura, una creatura speciale”, racconta la madre, ricordando le passioni della figlia: la danza, che aveva iniziato a tre anni, la musica e i cavalli. Nonostante fosse poco più che un’adolescente, Noemi aveva progetti chiari: “Voglio fare la psicologa, aiutare chi ne ha bisogno”, diceva spesso.

La generosità di Noemi era evidente nel suo rapporto con un compagno di classe autistico, con cui condivideva il tempo libero a disegnare: “Appena i colori finivano, correva a comprarne di nuovi”, ricorda Imma.

Una relazione tossica e l’ultimo messaggio

La serenità familiare cambiò con l’ingresso nella vita di Noemi di Lucio Marzo, il fidanzato poi divenuto carnefice. “La loro era una relazione tossica”, spiega la madre, che aveva più volte messo in guardia la figlia. Nel maggio 2017, un’aggressione segnò un momento cruciale: “In caserma trovai Noemi con i segni delle botte sul viso. La portai in ospedale e denunciai, allegando foto e referti medici”.

Nel suo ultimo post sui social, Noemi scrisse: “Non è amore se ti fa male”, mostrando di aver capito che quella relazione doveva finire. Ma il destino non le diede scampo.

Un impegno che continua

“Davanti alla bara della mia bambina, ho promesso che la casa di Noemi sarebbe stata aperta per tutte le donne in difficoltà”, racconta Imma. Da allora, insieme alla legale Valentina Presicce, presidente dell’associazione Astrea, tiene incontri nelle scuole per educare al rispetto e sensibilizzare contro la violenza di genere.

La madre punta il dito contro lo Stato: “Non tutela le vittime, ma i carnefici”, denuncia, indignata per i benefici concessi al killer della figlia, che dopo soli tre anni di carcere usufruiva già di permessi premio. “La pena dovrebbe essere rieducativa, ma come si rieduca chi non capisce la gravità di ciò che ha fatto?”, si chiede con amarezza.

Nonostante il dolore, Imma custodisce con amore i ricordi più belli di sua figlia: il sorriso, i selfie improvvisati, i momenti spensierati. “Io la ricorderò sempre così, con il sorriso negli occhi”, dice, trasformando il suo strazio in una missione. “Nessun’altra ragazza, nessun’altra donna, deve rivivere questo calvario”, conclude.

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Ultimo Aggiornamento: 23/11/2024 13:37

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