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“Non ci sono difese dai nuovi missili di Putin”. L’Europa ha paura e si interroga, in attesa di Trump

Pubblicato: 23/11/2024 11:29

Ora l’Europa ha paura. Il lancio di un missile ipersonico da parte della Russia, avvenuto giovedì contro la città ucraina di Dnipro, ha sollevato un’ondata di preoccupazione nei comandi militari occidentali. Il vettore, noto come Oreshnik, rappresenta una minaccia diretta e potente per l’Europa. Si tratta di un ordigno capace di colpire qualunque capitale del continente in pochi minuti, con o senza testate nucleari. La Nato e i singoli Paesi dell’Unione Europea sono ora impegnati in vertici e consultazioni per valutare contromisure, ma la situazione mette in evidenza le divisioni strategiche e tecnologiche che rendono l’Europa vulnerabile.

Il messaggio di Mosca e l’obiettivo di Putin

Secondo gli analisti, il lancio del missile rappresenta un avvertimento all’Europa, destinataria principale delle pressioni di Mosca. “Questo è un messaggio rivolto all’Europa” ha dichiarato Mick Ryan, generale australiano ed esperto di strategie militari. “Putin vuole condizionare le scelte di difesa europee, e vuole intimidire i suoi leader che sostengono l’Ucraina”.

Mosca, un obiettivo che va oltre l’Ucraina

L’obiettivo finale del Cremlino, però, va oltre il conflitto ucraino. Putin punta a ridisegnare gli equilibri geopolitici europei e a ottenere il riconoscimento di Mosca come grande potenza, un ruolo che il Paese ha perso dopo il crollo dell’Unione Sovietica. La scelta di sfoggiare capacità balistiche avanzate, incluso il potenziale uso di testate nucleari, rientra in questa strategia.

La fragilità delle difese europee

La vulnerabilità dell’Europa di fronte a queste minacce è drammatica. Attualmente, nessun Paese europeo dispone di sistemi in grado di intercettare i missili balistici ipersonici russi. Il progetto tedesco di adottare il sistema israeliano Arrow, che coinvolge 22 nazioni, è ancora lontano dall’essere operativo. Al contempo, Italia e Francia seguono un approccio alternativo con il sistema Samp-T, un progetto che evidenzia però la mancanza di una strategia comune nel continente.

Questa frammentazione rende evidente una delle maggiori debolezze dell’Unione Europea: l’incapacità di agire come blocco coeso in materia di difesa. In un contesto in cui gli Stati Uniti sembrano sempre più orientati a concentrare le loro risorse nella sfida con la Cina, l’Europa rischia di trovarsi priva dello scudo americano, aggravando ulteriormente la sua esposizione.

Un’Europa paralizzata e il tempo che stringe

L’Unione Europea ha avuto numerose opportunità per rafforzare il proprio ruolo geopolitico, ma la mancanza di azioni concrete ha lasciato spazio a divisioni e indecisioni. Dalla ritirata da Kabul nel 2021 all’attuale contesto ucraino, ogni tentativo di costruire una forza di difesa autonoma è rimasto sulla carta.

Il ritorno di Trump e gli errori strategici europei

Ora, con la prospettiva di un possibile ritorno di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti, le domande si moltiplicano. Con Trump, l’America potrebbe diminuire o cambiare le modalità di sostegno alla Nato. Così l’Europa rischia di essere schiacciata tra le ambizioni di Putin e il disimpegno americano. Il tempo per agire è quasi scaduto: il rischio è di accettare un armistizio che potrebbe umiliare Kiev e rafforzare le mire espansionistiche di Mosca.

In tutto questo resta anche una domanda in sospeso. Riguarda le strategie adottate sinora, soprattutto dai Paesi europei, dopo lo scoppio della guerra in Ucraina. Sono in molti ormai a interrogarsi su ciò che è stato fatto. Sulla decisione di concentrarsi sull’invio di armi e sull’allungamento del conflitto anziché spingere verso una soluzione diplomatica. Le dinamiche belliche e geopolitiche non si possono mai ridurre a questioni di principio, non si piegano alle logiche degli slogan, per quanto giustificati. Vanno analizzate e valutate con lucidità. Se questo non viene fatto, si rischia di precipitare in situazioni dalle quali è poi difficile uscire. Come sembra stia avvenendo ora.

L’appello per una nuova strategia

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