Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 Stelle, ha dichiarato che considerare una sconfitta militare della Russia è una “follia” e che opporsi a questa prospettiva non significa essere filoputinisti. Ma allora cosa significa, caro Conte? Se non è filoputinismo, sicuramente è menefreghismo.
In un conflitto come quello tra Russia e Ucraina, che ha visto violazioni palesi del diritto internazionale, massacri di civili, deportazioni e crimini di guerra documentati, il problema non è stabilire se sia “follia” parlare di sconfitta della Russia, ma chiedersi quale sia l’alternativa. Perché ogni parola conta, ogni esitazione si traduce in vite umane spezzate, e ogni vaghezza serve solo a perpetuare l’inferno in corso.
Sconfiggere l’intollerabile non è follia
Non è follia dire che l’invasione russa va fermata. Non è follia sostenere che la pace non si ottiene consegnando territori conquistati illegalmente o legittimando crimini di guerra. Definire “follia” l’idea di fermare il regime di Vladimir Putin è come voltarsi dall’altra parte di fronte a una tragedia umanitaria. E chiamare tutto questo “neutralità” è semplicemente un trucco per mascherare il disinteresse.
Senza entrare nei dettagli della strategia militare o geopolitica, ci sono momenti nella storia in cui il compromesso diventa complicità. Momenti in cui non agire equivale a legittimare chi calpesta i diritti umani. Dire che sconfiggere la Russia è una “follia” non è altro che dire all’Ucraina di arrendersi, ai suoi civili di accettare la deportazione, alla democrazia di chinare il capo di fronte alla dittatura.
Quando il menefreghismo diventa tolleranza del male
Conte si affretta a precisare che non vuole essere etichettato come “filoputinista”. E allora, di grazia, come lo definiamo? Perché la storia ci insegna che ci sono momenti in cui restare neutrali è impossibile, perché l’inerzia diventa sinonimo di tolleranza dell’intollerabile.
Se Charles de Gaulle o Winston Churchill avessero detto: “Non si può sconfiggere Hitler”, oggi parleremmo di loro come complici. La stessa logica vale per chiunque sostenga che fermare Putin sia “follia”. Non è forse tolleranza del male? Non è forse accettazione della barbarie come stato di fatto?
La storia, caro Conte, non fa sconti a chi resta a guardare mentre gli innocenti vengono massacrati. E no, non è necessario essere guerrafondai per capire che esistono battaglie che vanno combattute, non solo per sconfiggere un nemico, ma per riaffermare valori universali: libertà, giustizia e umanità.
Dire che è “follia” opporsi alla Russia non è filoputinismo? Certo, possiamo chiamarlo menefreghismo. Ma le due cose si somigliano molto. E no, non ci sarà pace senza giustizia. La resa non porta la pace; porta solo una guerra infinita mascherata da compromesso. Sarebbe come dire, nel 1940, che non si poteva sconfiggere Hitler. La storia avrebbe risposto con un sonoro “sì, sarebbe stato filohitlerismo”.
Perché, caro Conte, di fronte alle tragedie della storia, il menefreghismo è sempre sinonimo di tolleranza dell’intollerabile. E tollerare l’intollerabile non è mai stata la strada verso la pace, ma solo verso nuovi orrori.