Sembra incredibile, ma si tratta di un documento autentico. Diffuso nei media proprio mentre Kiev commemorava l’Holodomor, la catastrofe più devastante della sua storia – la terribile carestia orchestrata da Stalin novantuno anni fa che causò la morte di milioni di ucraini – si segnala un presunto piano di Vladimir Putin per l’Ucraina, che il presidente russo intenderebbe presentare a Donald Trump.
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Secondo il inquietante documento svelato dall’agenzia ucraina Interfax, il leader russo mira ad annettere integralmente la parte orientale del Paese, a instaurare un governo favorevole a Mosca nel centro dell’Ucraina e a cedere solo l’area occidentale, definita come “controversa,” all’Occidente. In particolare, si stabilirebbe che il futuro dell’ovest debba essere concordato con Polonia, Ungheria e Romania.
Il piano, redatto dal ministero della Difesa russo e consegnato dai servizi segreti ucraini, mette in luce l’ambizione di Putin di ridurre l’Ucraina a uno stato satellite sotto il predominio di Mosca. L’est, che verrebbe annesso alla Russia, includerebbe non solo il Donbass, attualmente in gran parte sotto il controllo russo, ma anche territori ancora nelle mani ucraine come Zaporizhzhia e Kherson.
Le regioni centrali, tra cui Sumy, Odessa e Kiev, sarebbero trasformate in un’“entità statale filorussa,” secondo quanto riportato nel documento. L’intenzione sarebbe quella di affidare il governo a figure leali a Mosca e di avere una significativa presenza militare russa sul territorio.
In cambio di questo piano che metterebbe a repentaglio l’integrità dell’Ucraina sotto l’influenza di Mosca, Putin sarebbe disposto a discutere un cessate il fuoco, stando a quanto riporta Reuters. Naturalmente, questo comporterebbe per Kiev l’abbandono definitivo dei suoi sogni di aderire alla Nato.
Nel frattempo, è emerso un documento dei servizi segreti americani che accusa Putin di essere il mandante di vari omicidi all’estero. I rapporti hanno chiarito che il leader russo ha avuto un ruolo diretto, tra le altre cose, nell’omicidio di Alexander Litvinenko, ex agente del KGB avvelenato con polonio diciotto anni fa, così come nell’assassinio dell’imprenditore Alexander Perepilichnyy, presumibilmente ucciso con una tossina biologica nel 2012. Entrambi i casi si sono verificati a Londra e rappresentano alcune delle manifestazioni più clamorose della scia di sangue lasciata da Putin anche al di fuori dei confini russi.
Secondo un documento di Bloomberg, datato 2016, “Putin potrebbe autorizzare l’eliminazione di personaggi di alto profilo all’estero”. Si fa riferimento a un “primo caso chiaro” riguardante un’esecuzione commissionata dal presidente russo risalente al 2004 in Qatar. Tuttavia, in quel rapporto di otto anni fa, gli americani segnalavano che “gli omicidi ordinati dal Cremlino all’estero continuerebbero probabilmente.” La crescente ondata di disertori, imprenditori che si sono allontanati dal Cremlino e oppositori morti in circostanze misteriose, è un fatto innegabile, con le loro morti che spesso avvengono in incidenti singolari o per malori improvvisi.