Alla fine i 5stelle diventano come tutti gli altri. Dovevano servire il popolo a tempo, dovevano essere diversi, dovevano scardinare come una scatoletta di tonno il vecchio sistema dei professionisti della politica: alla fine il tonno della scatoletta era buono, era un tonno rosso, e se lo vogliono mangiare pure loro. Per quanto? E chi lo sa?
L’arruolamento tra i professionisti dei dilettanti era il dogma di Grillo e Casaleggio, per portare novità ed energie nuove, per non sclerotizzare i temi e le persone, per rendere appetibile la partecipazione per tutti. Uno vale uno era il mantra, oggi qualcuno vale di più. Ovviamente tutto questo è umano, ed era prevedibile da tutti, tranne dai grillini che arrivarono ad un passo dal cielo nel 2018. È un sentimento umano che assaggiando ruoli, poteri, funzioni, ci si attacchi, non si voglia rinunciare per tornare, sempre che sia possibile. ad una condizione precedente, nella maggior parte dei casi assolutamente insoddisfacente. Cosa hanno fatto i 5stelle nel loro momento di massimo fulgore? Potevano diminuire drasticamente stipendi e e privilegi parlamentari, come in Francia, bastava votare una riforma nei primi 100 giorni, per equiparare lo stipendio dei parlamentari a quello per esempio di un dirigente scolastico, rendendo meno atroce sia il gap con i cittadini che il ritorno ad una vita normale. Invece hanno preferito ridurre i parlamentari e di conseguenza la rappresentanza sul territorio.
Ed è proprio questa parola, territorio, l’assurdo della scelta dell’assemblea pentastellata. Loro non hanno territorio, e durante le amministrative si vede chiaramente. Si lanciano su temi da opinione pubblica nazionale, tradotti nei dialetti locali con scarsi risultati. Il territorio chiede risposte concrete, non idee pur rispettabili, vuole lavoro, benessere, a volte servizi, a volte la luna. I professionisti della politica, quelli delle scatolette di tonno, lo sanno benissimo e tutte queste cose gliele promettono, sapendo spesso di non mantenerle. Il territorio, il singolo cittadino, non vuole sconfiggere la povertà collettiva, vuole aumentato il “suo” reddito.
Ma il quesito principale è uno. C’era bisogno di un altro partito di professionisti, per giunta sganciati dal territorio, che nulla aggiungono sul piano identitario, vista la assoluta e persistente disomogeneità ideologica dei 5stelle? Passando dai dilettanti ai professionisti i 5stelle rinunciano soprattutto alla istintiva, naturale, carica di anarchismo dell’elettorato italiano, avevano avuto il merito di frenare l’astensionismo, che oggi è il vero problema, sta crescendo vertiginosamente, perché ormai tutti sono professionisti senza costrutto ideologico, “ammaccatori” di pulsanti che il capo di turno gli fa spingere. E Grillo è furbo, ma è un comico che non ha letto Manzoni e gli azzeccagarbugli. Grillo non potrà andare da nessuna parte, e tra 5 anni nemmeno Conte, di leader non ce n’è, di avvocati tanti.