Con un’importante riformulazione del meccanismo del due per mille, il governo ha approvato modifiche che incrementano sensibilmente il finanziamento pubblico ai partiti. Dal 2026, riceveranno quasi il doppio delle risorse attuali, grazie a una soglia garantita dello 0,2 per mille sull’intero gettito Irpef, destinata ai partiti anche se il contribuente non esprime alcuna preferenza. Il Colle ha però bloccato le modifiche sul nascere, per via di alcuni punti sul quale sarebbe in disaccordo: le modifiche alla normativa vigente contenute nell’emendamento sono disomogenee rispetto al testo del decreto, che deve avere le caratteristiche di necessità e urgenza, una riforma necessiterebbe di un provvedimento ad hoc più articolato e l’emendamento ha un impatto sulle finanze pubbliche.
Come cambia il meccanismo del due per mille
Tutto nasce da una serie di emendamenti al decreto fiscale, proposti inizialmente da Pd e Avs, per incrementare le risorse destinate ai partiti, superando il tetto di 25,1 milioni previsto dalla legge attuale. L’obiettivo iniziale era garantire la copertura integrale delle scelte effettuate dai contribuenti, che quest’anno hanno raggiunto i 28 milioni di euro, superando le risorse disponibili.
La versione definitiva, tuttavia, ha introdotto una modifica ben più incisiva: dal 2026, sarà garantito ai partiti un finanziamento dello 0,2 per mille sull’intero gettito Irpef, anche per i contribuenti che non destinano esplicitamente il loro due per mille. Ciò significa che le somme non espresse (il cosiddetto inoptato), invece di rimanere all’erario, verranno redistribuite tra le forze politiche. Questo porterà il tetto massimo da distribuire a 42,3 milioni di euro all’anno, contro i circa 24 milioni ricevuti con il sistema attuale.
Gli effetti sui partiti politici
Il nuovo meccanismo avvantaggia soprattutto i partiti più grandi, poiché il finanziamento sarà distribuito in base alle preferenze espresse dai contribuenti. Con l’attuale sistema di ripartizione, i dati indicano una crescita significativa per molte forze politiche:
- Partito Democratico: da 8,1 milioni a oltre 12,6 milioni.
- Fratelli d’Italia: da 4,8 milioni a 8,4 milioni.
- Movimento 5 Stelle: da 1,8 milioni a 4,2 milioni.
- Lega: da 1,1 milioni a 2,22 milioni.
Le critiche e le reazioni politiche
Il provvedimento ha suscitato reazioni contrastanti. Tra le critiche più dure, quelle di Stefano Patuanelli (M5S), che ha definito il nuovo sistema “inaccettabile”. “Non è più l’opzione dei cittadini, ma un vero e proprio finanziamento pubblico ai partiti” ha dichiarato. Contraria anche Avs, che aveva inizialmente proposto un intervento meno radicale.
Di parere opposto il Pd, che difende la riformulazione. Daniele Manca ha paragonato il meccanismo a quello dell’otto per mille destinato alla Chiesa cattolica. “Si dà seguito alle indicazioni dei cittadini, razionalizzando la norma,” ha spiegato, sottolineando che l’eliminazione delle detrazioni fiscali sulle erogazioni liberali prevista dalla legge di bilancio giustifica l’aumento delle risorse.