Da settimane si discuteva del possibile taglio dell’Irpef, un intervento atteso soprattutto dai contribuenti con un reddito lordo fino a 60mila euro. Tuttavia, gli ultimi sviluppi potrebbero portare a una situazione ben diversa, con conseguenze che rischiano di gravare proprio su quella fascia di reddito definita “ceto medio”. Il governo aveva promesso di abbassare l’aliquota Irpef dal 35% al 33% per i redditi fino a 50mila euro, estendendo, se possibile, il beneficio anche fino ai 60mila euro. Attualmente, la tassazione si articola così: 23% per i redditi fino a 28mila euro; 35% fino a 50mila euro; 43% sopra i 50mila euro.
Per realizzare questa riduzione, sarebbero serviti almeno 2,5 miliardi di euro, risorse che dovevano derivare dal concordato fiscale, la cui scadenza è fissata al 12 dicembre. Tuttavia, i risultati del concordato si sono rivelati inferiori alle aspettative, mettendo in discussione l’intera operazione. La vera sorpresa negativa per molti contribuenti è legata alla modifica delle detrazioni per i lavoratori dipendenti. Con il nuovo meccanismo, le aliquote effettive passerebbero da 3 a 6, con un impatto particolarmente gravoso su chi percepisce tra i 32mila e i 40mila euro lordi. Ecco la nuova articolazione: 23% fino a 15mila euro; 32,15% tra i 15mila e i 28mila euro; 40,41% tra i 28mila e i 32mila euro; 56,18% tra i 32mila e i 40mila euro; 43,68% tra i 40mila e i 50mila euro; 43% oltre i 50mila euro. Il picco del 56,18% è causato dalla riduzione progressiva delle detrazioni, che rende meno vantaggiosa la busta paga per questa fascia di reddito.
Addizionali e bonus: il peso sul ceto medio
A complicare ulteriormente la situazione, si aggiungono le addizionali regionali e comunali, che aumentano il carico fiscale complessivo. Allo stesso tempo, il meccanismo dei bonus è strutturato per favorire i redditi più bassi: per i redditi sotto i 20mila euro, una sorta di bonus con percentuali decrescenti (dal 7,1% al 4,8%); tra i 20mila e i 32mila euro, un beneficio di mille euro; tra i 32mila e i 44mila euro, una progressiva riduzione degli sgravi. Questa redistribuzione, però, rischia di trasformarsi in una “beffa fiscale” per il ceto medio, già sotto pressione per il caro vita e l’aumento dei costi energetici. Il tentativo di redistribuire il carico fiscale sta producendo effetti inattesi, con un possibile aumento delle imposte per i redditi intermedi. La promessa di un taglio dell’Irpef sembra sempre più lontana, mentre la revisione delle detrazioni potrebbe aggravare ulteriormente la situazione per milioni di famiglie italiane. Per il ceto medio, questa manovra rischia di trasformarsi in una vera stangata.