Vai al contenuto

Medico muore per epatite C dopo un’autopsia. I vertici dell’ospedale San Giovanni vanno a processo

Pubblicato: 26/11/2024 14:03

Il caso risale a undici anni fa e aveva suscitato grande scalpore. Un tecnico di anatomia patologica, Rufino Vacca, era morto tragicamente per aver contratto l’patite C da una donna infetta durante un’autopsia. Ora, su decisione del Tribunale, inizierà il processo per omicidio colposo contro i vertici dell’ospedale San Giovanni di Roma. La vicenda ha acceso i riflettori sulla sicurezza nei luoghi di lavoro e sull’adozione di misure di protezione adeguate.

La tragedia e le accuse

Rufino Vacca, 64 anni, morì l’11 agosto 2013, dieci giorni dopo aver eseguito un’autopsia su una paziente deceduta per epatite C. L’uomo contrasse lo stesso virus riscontrato nel cadavere, un’infezione che ha avuto conseguenze permanenti anche per l’infermiera che lo stava assistendo.

Secondo l’accusa, durante l’esame autoptico non furono adottati i dispositivi di protezione individuale adeguati, previsti dalla normativa per contenere il rischio biologico. Inoltre, non sarebbe stato verificato il funzionamento del sistema di aspirazione del tavolo autoptico, fondamentale per ridurre l’esposizione ad agenti patogeni.

Gli imputati e il processo

Nel mirino dei magistrati sono finiti l’ex direttore sanitario e l’ex responsabile della direzione infermieristica e tecnica dell’ospedale. Le accuse includono la mancata fornitura di dispositivi di protezione di terza categoria, necessari per operazioni a rischio biologico, e la violazione della normativa sulla sicurezza sul lavoro. Gli investigatori ritengono che ci sia un nesso causale tra l’autopsia e la trasmissione dell’infezione, dato che il virus contratto dalle vittime apparteneva allo stesso ceppo riscontrato nella paziente deceduta.

Una battaglia giudiziaria lunga 11 anni

Inizialmente, la procura aveva chiesto l’archiviazione del caso. La parte civile – che rappresenta la moglie e i figli del medico deceduto – si è opposta con successo, ottenendo ulteriori indagini e il rinvio a giudizio. Durante il procedimento, sono state comminate anche sanzioni elevate dalla Asl per violazioni delle norme di sicurezza sul lavoro da parte dell’ospedale.

Gli avvocati della famiglia, Federico Sciullo e Bruno Taverniti, hanno commentato la decisione del Tribunale: “Dopo una lunga battaglia giudiziaria”, hanno dichiarato i legali, “siamo riusciti a riaprire il procedimento e a ottenere un giusto processo. È inaccettabile che un uomo possa morire svolgendo con passione e umanità la propria professione, e che la sua famiglia debba attendere oltre 10 anni per vedere riconosciuto un gesto di vicinanza”.

Continua a leggere su TheSocialPost.it

Ultimo Aggiornamento: 26/11/2024 14:05

Hai scelto di non accettare i cookie

Tuttavia, la pubblicità mirata è un modo per sostenere il lavoro della nostra redazione, che si impegna a fornirvi ogni giorno informazioni di qualità. Accettando i cookie, sarai in grado di accedere ai contenuti e alle funzioni gratuite offerte dal nostro sito.

oppure