Gianmarco Tamberi, il campione olimpico di salto in alto, si racconta senza filtri nel programma Belve, condotto da Francesca Fagnani. Durante l’intervista, Gimbo parla del rapporto complicato con suo padre Marco, ex allenatore e atleta. Rivela anche di non amare la disciplina che gli ha regalato la gloria.
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«Non amo il salto in alto, preferisco il basket. Giocavo fino ai 17 anni. Se avessi continuato sarei stato meno orgoglioso, ma più felice», confessa Tamberi, spiegando come il padre lo abbia spinto a scegliere l’atletica. «Un genitore deve aiutarti, non obbligarti. Non ho mai perdonato quella scelta imposta».
Il difficile rapporto con il padre
Il legame con il padre, che ha segnato gran parte della sua carriera, resta un tema delicato. «I punti bassi sono stati tanti, per questo è complicato rimettere insieme i pezzi. Mi sono sentito tradito dalla figura genitoriale», dice il 32enne, descrivendo il loro rapporto come il “fallimento più grande” della sua vita.
Verso Los Angeles 2028
Tamberi parla anche del futuro e delle prossime Olimpiadi di Los Angeles 2028, un obiettivo che sembra ora possibile. «Ci penso ogni giorno», afferma, ricordando il dolore fisico e mentale provato a Parigi 2024, dove coliche renali lo hanno fermato. «È stato il momento più brutto, sia fisicamente che emotivamente».
Non manca una stoccata al nuotatore Thomas Ceccon, che aveva condiviso un post polemico durante i Giochi. Gimbo non perde il sorriso, ma ribadisce quanto sia stata dura affrontare le critiche e le difficoltà.