Europa, la principessa fenicia che Zeus rapì travestito da toro, oggi non è più la giovane donna che cedeva ai capricci divini. È una figura matura, imponente, seduta su un trono d’oro nel cuore del Vecchio Continente, con lo sguardo di chi ha visto tutto. E mentre osserva Giorgia Meloni, una figlia ribelle che per anni le aveva urlato contro, si concede un sorriso enigmatico.
Meloni, quella che aveva giurato fedeltà solo alla Patria, che evocava l’Europa come un’entità distante e opprimente, oggi si ritrova a votare fianco a fianco con il centrosinistra. È un’immagine che colpisce, quasi surreale. È cambiata? Ha avuto una rivelazione? O, più semplicemente, ha compreso che non si può davvero sfuggire al fascino discreto dell’Unione? Chi può dirlo. Forse nemmeno lei lo sa. Ma quello che è certo è che Europa la accoglie, come una madre indulgente che non chiede spiegazioni, perché sa che il ritorno conta più dei motivi che lo hanno provocato.
Eppure, la Meloni non è una figlia qualsiasi. È quella che gridava contro l’Euro come fosse un vincolo insopportabile, una gabbia per la libertà italiana. E adesso? Adesso, con uno sguardo che vorrebbe essere deciso ma tradisce forse una certa esitazione, partecipa al coro di chi sceglie l’Europa come strada comune. Non è un’umiliazione, certo. Potrebbe essere, piuttosto, un segno di maturità. O almeno questo è ciò che Europa, nella sua pazienza millenaria, vuole credere.
La vera magia, però, è quella della stessa Europa. Una magia che trasforma i nemici in alleati, che attira persino coloro che si dichiaravano irriducibili oppositori. Come Zeus in forma di toro, ha il potere di sedurre, di convincere, di portare con sé chiunque le si avvicini troppo a lungo. Ed è in questa capacità di attrazione che risiede la sua forza più grande, la sua resilienza.
Ora, però, Europa deve fare un passo in più. Accogliere i figli ribelli va bene, ma non basta. Non può limitarsi a vivere nell’ansia della vecchiaia, aggrappandosi alla stabilità come unico scopo. Deve tornare a pensare in grande, a immaginare un futuro ambizioso, a incarnare di nuovo il mito che l’ha resa ciò che è. E paradossalmente, proprio grazie a quella capacità magica di attrarre persino i suoi oppositori, potrebbe riuscirci. Perché, dopotutto, chi altro avrebbe il potere di trasformare il rifiuto in partecipazione e la sfida in occasione?