Il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione che invita gli Stati membri a intensificare il sostegno economico e militare all’Ucraina, compresa la fornitura di missili a lungo raggio. La decisione, che riflette la strategia adottata dalla “dottrina Biden“, include l’autorizzazione per Kiev di utilizzare armi europee sul territorio russo. Questo voto, pur non vincolante, ha generato forti divisioni tra i partiti italiani e all’interno delle stesse delegazioni.
Il provvedimento del Parlamento Europeo è stato approvato con 390 voti favorevoli, 135 contrari e 52 astensioni. La risoluzione, politicamente significativa, arriva dopo il controverso rinnovo della Commissione von der Leyen e sottolinea la necessità di rafforzare le difese ucraine in risposta alla minaccia rappresentata dai missili ipersonici russi e dal coinvolgimento delle truppe nordcoreane a fianco di Mosca.
Armi all’Ucraina, Italia divisa
Le votazioni hanno fatto emergere un’Italia divisa. La Lega si è opposta, confermando il suo approccio cauto verso il Cremlino; Fratelli d’Italia si è astenuto, mentre Forza Italia ha votato a favore. Il Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra hanno espresso il loro dissenso, mentre il Partito Democratico si è spaccato, con voti disomogenei all’interno della delegazione.
Sul punto specifico della fornitura di missili a lungo raggio, sette eurodeputati dem, tra cui Pina Picierno e Stefano Bonaccini, hanno votato a favore, mentre 12, sostenuti dal capogruppo Nicola Zingaretti, si sono opposti. Sulla fornitura di sistemi come i Patriot e i Samp/T, la delegazione Pd si è divisa ancora una volta: Picierno è stata l’unica a votare a favore, mentre gli altri si sono schierati contro.
Cecilia Strada e Marco Tarquinio, entrambi dem, si sono astenuti su vari punti, inclusa la condanna delle recenti telefonate tra il Cancelliere tedesco Olaf Scholz e Vladimir Putin, una questione che ha creato ulteriori tensioni tra i partiti europei.
I partiti si dividono anche al loro interno: Pd spaccato
Le dichiarazioni dei leader non hanno contribuito a dissipare le divisioni. Nicola Zingaretti ha cercato di giustificare il caos interno al Pd dichiarando che il voto è stato coerente con la posizione assunta nei mesi scorsi, contraria all’impiego di missili avanzati sul territorio russo. Al contrario, Pina Picierno ha ribadito l’urgenza di sostenere l’Ucraina senza riserve: “Oggi più che mai, dobbiamo impedire alla Russia di guadagnare tempo e spazio”.
Giuseppe Conte, leader del M5S, ha attaccato frontalmente la risoluzione: “Corsa alle armi e tagli ai cittadini: questa è la solita ricetta dell’Europa“. Mentre Giorgia Meloni, pur non spiegando le astensioni di Fratelli d’Italia, ha ribadito il suo sostegno all’Ucraina: “Fin dal primo giorno siamo a fianco del popolo ucraino per un futuro di pace”.
Spese militari: all’Italia l’aumento costerebbe 5 miliardi di Euro
La risoluzione chiede agli Stati membri di destinare almeno lo 0,25% del Pil al sostegno militare all’Ucraina, equivalenti a circa 5 miliardi di euro per l’Italia. Inoltre, promuove programmi di formazione per le forze ucraine e il rafforzamento dei sistemi di difesa aerea europei.
Come sottolinea Claudio Tito su Repubblica, la risoluzione non è riuscita a compattare né la maggioranza di governo né l’opposizione. Le fratture emerse non solo tra i partiti, ma anche dentro le loro delegazioni, evidenziano le difficoltà italiane nel trovare una linea unitaria su un tema cruciale come la guerra in Ucraina.